Nella mia vita il lavoro non lo posso considerare un sogno realizzato, perché io avrei preferito fare altro dove avrei potuto mettere molto di più dell’entusiasmo che ho caratterialmente; ma così non è stato e alla fine l’ho trasformato mettendo comunque amore e passione su ciò che faccio.

Tutto iniziò all’età di 14 anni, quando ancora quasi bambina avrei voluto proseguire gli studi con un grande progetto: diventare professoressa di italiano.

Tutte le mie idee furono stoppate da mio padre che, irremovibile nelle sue idee e forse anche dalle possibilità economiche, mi vietò di poter studiare e per rincuorarmi mi regalò una macchina per orlare nuova.

Inizialmente fui molto triste nel dover riporre via il mio desiderio; poi piano piano, impegnandomi come cerco sempre di fare, imparai a fare l’orlatrice mettendo tutta la passione possibile per farlo bene.

Dopo aver scrupolosamente imparato l’arte del comporre tutti i pezzi che costituiscono una tomaia (perché questo è il significato di orlatrice), mi ritrovai a lavorare nel reparto tomaificio di un grande calzaturificio in cui lavoravano circa 40 ragazzine quasi tutte a me coetanee. Si creò subito un’atmosfera molto piacevole e instaurai delle belle amicizie che tutt’ora sussistono.

Ad oggi posso dire che sono stati anni molto belli, anche se si lavorava per molte ore.

Inizialmente svolsi lavori semplici di orlatura, ma con il passare del tempo mi specializzai sempre di più e mi assegnarono compiti sempre più importanti crescendo così anche professionalmente, fino ad ottenere un avanzamento di carriera diventando responsabile del reparto campionari (prototipia).

In principio avevo un po’ di apprensione essendo un lavoro di grande responsabilità, ma in poco tempo diventai brava ed esperta.

Era un ruolo che dava molta soddisfazione, dato che vedevo nascere sotto le mie mani tutte le nuove creazioni di scarpe a cui io davo sempre un tocco in più per migliorarle insieme ai collaboratori del reparto modelleria.

Poi ci fu uno stop per via della nascita delle mie due figlie; così per diversi anni mi ritrovai in casa a svolgere lo stesso tipo di lavoro e con lo stesso impegno ma tra pappe, pannolini e varie mansioni casalinghe.

Quando le piccole sono diventate ragazzine, la titolare dell’azienda mi ripropose di tornare a lavorare in ditta.

In un primo momento non avrei voluto accettare perché ero riuscita ad organizzare tutto così bene, conciliando lavoro e famiglia, che non ero così felice all’idea di dovermi privare anche di alcune libertà nel seguire la crescita delle mie figlie; ma me lo chiese così insistentemente e mi propose inoltre delle agevolazioni negli orari, che alla fine cedetti. Ritornai nel luogo dove avevo iniziato il mio percorso lavorativo e che mi aveva vista bambina, poi ragazza fino ad essere donna e madre.

Ripresi il ruolo da responsabile nel reparto campionari ma con qualche compito in più: oltre a gestire l’esecuzione dei vari modelli di scarpe, organizzavo e distribuivo il lavoro sia all’interno dell’azienda sia ai collaboratori esterni e spiegavo loro tutti i procedimenti e le lavorazioni da eseguire. Ero diventata la maestra esperta della calzatura.

La mia carriera è proseguita così sino al raggiungimento della mia pensione, tra tanto lavoro ma anche tante soddisfazioni. Certo non era il lavoro dei miei sogni ma lo è diventato con amore e passione nel cercare di fare sempre il meglio. Sono pienamente fiera di me stessa in tutto ciò che ho fatto perché ho insegnato ad altre persone il mestiere dell’orlatrice e ho lasciato in eredità tutte le mie nozioni riguardanti non solo il mondo della calzatura ma anche la mia personale esperienza da responsabile accumulata negli anni.

Non sarò stata docente di italiano ma ho formato figure specializzate nel settore calzaturiero e sono stata insegnante di mille altre cose non meno importanti.

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