Nata e cresciuta in quel di Roma, ho iniziato a sognare avventure lontane già dalla tenera età.

Qualcuno diceva che ero curiosa, altri che non mi accontentavo mai, ma io dovevo andare, dovevo vedere. Una ragazzina però, cosa può mai decidere? E così ho passato l’adolescenza pensando che quel piccolo e rumoroso quartiere di periferia, fosse tutto il mio mondo. Finito il liceo mi sono iscritta all’università, studiavo Biologia Marina e mi piaceva molto, ma l’Italia si sa, non offriva granché già allora, così dopo qualche anno, mi sentivo stretta anche lì, e mi sono messa alla ricerca di un lavoro. La domanda peggiore dei miei vent’anni era “Cosa vuoi fare?”, un totale incubo afflitto da adulti che avevano fretta, fretta di vedermi dietro una scrivania, o in un negozio, o a servire ai tavoli, qualunque cosa, basta che sia una decisione rapida.

“Hai 23 anni” mi dicevano “devi pensare a cosa vuoi fare”.

Cosa voglio fare. Mi ricordo che a quei tempi ero perdutamente innamorata di un giocatore di pallavolo, non perdevo una partita, che belli i 20 anni! Così un giorno pensai “Devo portargli qualcosa che lo colpisca”. Beh, io che in vita mia avevo fatto al massimo un ciambellone al cioccolato, tentai la mossa dei muffin tutti gusti. Volete sapere com’è andata a finire? Mi sono innamorata perdutamente dei muffin più che di lui. Ancora oggi se ci penso vorrei ringraziarlo, quella che oggi è la mia professione, è nata così per caso, o per amore.

 

 

Siamo nel 2021, e oggi sono 13 anni che ho intrapreso la carriera di Chef pasticcere. All’improvviso era tutto molto chiaro, volevo far felici gli altri con qualcosa di buono. La mia povera famiglia faceva la cavia per i primi disastri, ho perso il conto di tutte le volte che hanno dovuto mangiare cose crude, bruciate, impazzite e via dicendo, ovviamente la scena si concludeva sempre con un “Buonissimo!!” un po’ strozzato. Vi voglio bene famiglia, scusatemi!!

Ho iniziato in una piccola e storica pasticceria di Viale Libia, ma dentro di me scalpitavo, pensavo sempre “Chi vuole passare tutta la vita nello stesso posto?”. E così dopo qualche mese ho trovato lavoro a Milano e mi sono trasferita lì. Mentre imparavo, l’Italia iniziava a starmi sempre più stretta, è una sensazione strana, in qualche modo mi sono sempre sentita estranea a casa mia, diversa dalle persone che avevo intorno. Mentre gli altri si adagiavano nella propria routine quasi fosse un destino definito, io fantasticavo di partire per isole tropicali in mezzo al nulla.

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Anche se sognavo una vita in pareo, la realtà mi riportava a terra, avevo bisogno di lavorare e di fare esperienza, se volevo realizzare il mio sogno più grande. Così ho iniziato a viaggiare per qualche anno in Nord Europa, vivendo tra Francia, Belgio, Lussemburgo e Inghilterra. Quegli anni sono stati il mio bagaglio più importante, sia a livello lavorativo che personale. Viaggiare soli insegna lo spaesamento. Quando sei tu nel mondo, con le strade che sembrano tutte uguali, la lingua diversa, i profumi diversi, e quella fragile sensazione che nonostante te la fai sotto, sai che alla fine te la caverai, come hai sempre fatto.

Mia madre mi racconta sempre che quando ero piccola dicevo a tutti che volevo andare a vivere ad Honolulu. Vi lascio immaginare i commenti di amici e parenti. La metà non sapeva neanche dove fosse Honolulu.

Dicono sia tutta colpa di Merlino…

Io invece mi sono sempre sentita chiamare dalle Hawaii. Non ho ricordo di un momento preciso, mi ricordo solo che mentre crescevo pensavo di essere nel posto sbagliato. E quando la gente mi chiedeva perché proprio le Hawaii io non sapevo mai rispondere, dicevo solo che mi sentivo chiamare. E vi lascio immaginare i milioni di volte che mi sono sentita dire “Ma dove vai?!”. E’ così, spesso le persone non amano i sogni degli altri, si stancano solo ad ascoltarli. Una delle mie frasi preferite è “Osa, che a rinunciare ce la fanno tutti!”. Ed è proprio così che è andata.

 

 

Vivo ad Honolulu da un anno e mezzo, e sono la persona più felice del mondo. Ci sono voluti 10 anni di sacrifici e impegno, ma niente mi ripaga di più dello svegliarmi ed essere finalmente in Paradiso.

Il mio viaggio più bello è appena cominciato, mi sento finalmente a casa anche se sono dall’altra parte del mondo e non vedo l’ora di scoprire cosa mi offrirà questa terra meravigliosa.

 

Se c’è una cosa di cui vado fiera è non essermi mai arresa. Non è sempre facile andare avanti quando non si ha il supporto del mondo esterno. Tantissime persone rinunciano ai propri sogni perché si lasciano convincere che non ne vale la pena.

VALE LA PENA. Ho pianto tutte le lacrime di felicità che avevo in corpo, quando mi hanno telefonato per dirmi che la mia visa era pronta e potevo partire. E’ come fare goal alla finale della Coppa del Mondo. In un istante se ne vanno la stanchezza, le delusioni, le opinioni altrui, le notti passate a fare colloqui con chi è a 12 ore di fuso orario. Ci sei tu e solo tu, con il tuo sogno realizzato.

E quindi miei cari sognatori, Never give up your Dreams!

Much Aloha,

Chiara

 

Per parlare con Chiara, chiedere consigli, ordini e condividere ricette: chiara.gio@hotmail.com e instagram IG @flourinparadise

 

 

 

 

Un fortunato e interessante incontro avvenuto tramite e per causa del Covid.

Ho conosciuto lo scrittore Michele Pilla tramite il contatto di Patrimonio Italiano TV con cui stiamo preparando un grande ed entusiasmante progetto per tutti voi.

Gli ho chiesto la disponibilità di una intervista per parlare dei suoi due primi libri e ne è uscita fuori una curiosa interessante chiacchierata:

  •   Ciao Mike! il primo pensiero alla visione dei due titoli è: come siamo passati dall’Irpinia a Londra?

Ciao Silvia! Grazie mille per questa splendida opportunità di parlare delle mie “creature letterarie”. Il passaggio da Irpinia a Londra è stato abbastanza fisiologico. Il mio primo romanzo, “Goodbye Irpinia”, è stato pubblicato nel 2019 ma in realtà iniziai a scriverlo molto, molto tempo prima (l’idea originale è del 1996!) Ero a Montaguto, il paese di origine di mio padre, e la prima stesura ebbe luogo proprio lì. “Londra fermata per l’inferno” è invece la cronaca di un viaggio che feci con due cari amici, Massimo Di Pasquale e Antonio Ricci.

 

  •   Cosa ha ispirato i tuoi libri “Goodbye Irpinia” e “Londra fermata per l’inferno”?

“Goodbye Irpinia” è un romanzo giovanile, ispirato da un fatto di cronaca, la frana di Montaguto che ha “isolato” il paese, e da alcune leggende del posto. È un romanzo che mescola fantasia e realtà, e di fatto è il primo paper novel al mondo. In pratica, nel libro c’è una parte narrativa e una parte giornalistica. Il confine tra fiction e fatti reali è molto sottile. “Londra fermata per l’inferno” nasce invece nel 2008, quando con i miei due amici Massimo e Antonio andammo in Inghilterra per un concerto. Avevamo un albergo a pochi passi da Heathrow e alla stazione metro di Hatton Cross incontrammo una ragazza che mi colpì tantissimo. Era mezzanotte inoltrata, e mi chiedevo cosa ci facesse lei lì, a quell’ora. Di quel viaggio scrissi un diario di oltre venti pagine: annotazioni, luoghi, incontri, emozioni. Da quel diario è nato questo libro, anch’esso un paper novel. C’è il romanzo e ci sono pagine di giornale che raccontano di alcuni inquietanti episodi avvenuti a Londra dal 1990…

 

  •   Come sei diventato scrittore?

Leggendo. Sembra banale, ma è così. I fumetti sono stati il mio primo amore, poi sono passato ai racconti e quindi ai romanzi. A otto anni ero innamorato perso di R.L. Stine (“Piccoli brividi”), poi iniziai con Conan Doyle e con i maestri dell’orrore, Lovecraft in testa. Subito dopo è arrivato il Maestro, o lo Zio: Stephen King. Anche le serie tv dell’epoca, “Twin Peaks” e “X-Files”, hanno avuto il loro peso. Il mio primo, vero inizio con la scrittura di un romanzo fu nel 1996, quando trovai la macchina da scrivere Remington di mio nonno Michele. Quello fu un incontro del destino: ero talmente affascinato che iniziai a scrivere il mio primo libro quasi senza rendermene conto.

 

  •   Chi ti ha supportato di più nella scrittura dei tuoi libri?

La mia famiglia, in primis. Papà Antonio, mamma Antonietta e mia sorella Esther. Qualche anno dopo è arrivata anche mia moglie Nadia, che attualmente supporta e sopporta la mia scrittura leggendo e correggendo le bozze. Devo però dire grazie a due colonne fondamentali della mia istruzione, i miei professori del liceo “Piero Calamandrei” di Ponticelli (Napoli): Angelo Andriuzzi e Luigi La Ragione. Senza il loro incoraggiamento forse non avrei avuto la forza di provarci per davvero.

 

  •   Che relazione hai con il tuo editore?

Santiago Maradei, fondatore di Bibliotheka Edizioni, è per me un faro. È stato il primo a credere in “Goodbye Irpinia”, ed è riuscito a fare un piccolo miracolo. Terminai la prima stesura del romanzo a gennaio 2019, e a maggio il libro era già pronto e sistemato, con correzioni, copertina e codice ISBN. Lui è italo-argentino, e anche parte della mia famiglia vive a Buenos Aires. Io poi tifo Napoli, e sappiamo bene calcisticamente quanto le due città siano legate. Insieme a Santiago, devo dire grazie anche a Cesare Paris, il pazientissimo e attentissimo editor che verifica ogni passaggio della mia scrittura, a Riccardo Brozzolo, l’art director che mette insieme pagina per pagina, a Gianluca Cherubini, l’addetto stampa che “diffonde il verbo”, e a Paolo Niutta, che realizza l’abito dei miei romanzi. Le splendide copertine sono opera sua.

 

  •   In quale momento e luogo ti senti più creativo e scrivi di più?

In generale, cerco di scrivere in ogni momento della mia giornata, tant’è vero che giro sempre con penna (rigorosamente stilografica) e taccuino. Il momento che preferisco di più e la sera, dopo cena, quando siamo sul divano insieme a mia moglie a gustarci serie tv thriller o poliziesche. Ma qualche volta mi capita di svegliarmi, nel cuore della notte, pungolato da qualche sogno particolare. Ed ecco che mi viene in soccorso il piccolo block notes che tengo sul comodino di fianco al letto.

 

  •   C’è un* scrittore/rice che ti ha spinto e ispirato alla scrittura?

Stephen King è colui da cui tutto è iniziato. Poi, nel corso degli anni, sono venuti Robert Crais e Dennis Lehanne. Ovviamente, non dimentico i classici, Manzoni e Dante in primis, che mi hanno dato un impulso pazzesco già dai tempi delle scuole medie.

 

  •   Quale messaggio vuoi passare con i tuoi libri?

In linea di massima, pur scrivendo storie thriller, mi ispiro tantissimo alla realtà. A diciott’anni iniziai a lavorare come giornalista, e continuo tutt’oggi, per cui ne ho viste e sentite tante: sono nato e vissuto a Napoli, oggi sono a Roma, ho girato il mondo.

 

  •   Hai già in mente un altro romanzo?

Sto scrivendo il mio terzo e ho già in mente il sequel di “Goodbye Irpinia”. Non solo: a breve darò alla luce un innovativo progetto letterario, qualcosa che finora non si era ancora visto. L’idea è partire da New York, ma per ora non aggiungo altro!

 

  •   Come concili la vita di scrittore con il tuo attuale lavoro di Ufficio Stampa per UIL ed editor per Patrimonio Italiano TV?

Dormendo poco, e non è un modo di dire! Divido la mia giornata sfruttando la mia proverbiale carenza di sonno e la mia attitudine a essere multitasking. Per fortuna, riesco a fare molte cose in poco tempo. Oltre che attività lavorative, queste per me sono passioni, per cui a fine giornata la stanchezza lascia il passo alla soddisfazione.

 

  •   Con quale passaggio da entrambi i libri vuoi salutarci?

La tag-line di “Goodbye Irpinia”, romanzo che ho dedicato a Montaguto, è: “Puoi provare a lasciare il paese ma è il paese che non ti lascerà mai”. In sostanza, credo che ognuno di noi porti sempre con sé la propria terra e non se ne separi mai. Di “Londra fermata per l’inferno” vi lascio un estratto sibillino: “Hatton Cross è la terzultima fermata della Piccadilly Line, dove una gelida notte del gennaio 1990 si verificò un tragico evento”. Toccherà a voi scoprire quale!

 

  •   PS a chi vuoi dedicare questa intervista?

Intanto a te, che mi hai dato questa splendida opportunità di raccontare la mia più grande passione. Poi al mio amico e collega Luigi Liberti, con cui condivido la passione per l’italianità nel mondo. All’amico Giuvan, titolare del bar Onda Cafè, la mia seconda casa a Roma e una delle ambientazioni del romanzo “Londra”. Infine, ed è la mia dedica più grande alla mia famiglia, che si sta allargando: a luglio infatti arriverà una baby Pilla, e io e mia moglie Nadia siamo al settimo cielo. Tra qualche anno avrò una lettrice in più!

 

 

Intervista a Giuseppe, Marco, Matteo e Mauro che ci raccontano della loro esperienza nel percorso di studi nel Master in Business and Administration.

Sono professionisti in 4 settori totalmente diversi e vivono in città di differenti parti del mondo: Giuseppe a Boston, Marco in Piemonte, Matteo nelle Marche, Mauro a Honolulu.

  • Come è nata l’idea di applicare per un master e perché proprio l’Executive MBA del Politecnico di Milano?
    • Giuseppe: Ho un background scientifico e al momento sono un Instructor ad Harvard, quindi lavoro in Università. L’idea del MBA è legata principalmente al desiderio di acquisire un set competenze trasversali in ambito di business e management e per aprirmi a nuove prospettive professionali.
    • Marco: Background ingegnere meccanico, da qualche anno a lavoro avevo la responsabilità P&L di una Business Unit à accrescere e padroneggiare capacità di natura più manageriale e finanziaria e crescita aziendale, nonché ampliare i settori in cui poter lavorare in futuro ritenendo l’Automotive un settore che non mi porterà alla pensione. La formula del MIP e la flessibilità delle lezioni da remoto mi hanno fatto optare per tale soluzione.
    • Matteo: Obiettivo: Crescita professionale, nel medio/lungo periodo auspicabile una posizione manageriale. Valutazione e negoziazione con l’azienda per la quale lavoro che ha poi finanziato il Master.
    • Mauro: Dare quel qualcosa in piu al mio CV, poter ambire a ruoli manageriali di più alto livello ed acquisire conoscenze come finance, strategy e marketing.
  • Quale parte di questo percorso ti è piaciuta di più?

Giuseppe: Interazioni con la classe, settimane frontali (in particolare la settimana alla London Business School) e quasi tutte le materie, soprattutto Strategy, Innovation e le materie economico-finanziarie.

  • Marco: Alcuni corsi son stati effettivamente utili e interessanti. Nessuno completo, ma era prevedibile, però le basi per approfondire su argomenti cruciali per un manager. Al netto delle hard skill, la parte del percorso che mi è piaciuta di più è quella relativa all’interazione con culture differenti, diverse personalità nei lavori di gruppo che, seppur non sempre facile, è sicuramente un grande insegnamento per il futuro lavorativo. Il fatto poi di aver fatto tutto ciò da remoto ci ha fatto “allenare” molto e bene a quello che il Covid-19 ha portato nelle aziende.
  • Matteo: Face to face weeks! Networking
  • Mauro: Face to face weeks! Networking – Come corsi sicuramente global markets, economics e finances.
  • Che cosa suggeriresti di modificare, migliorare?

Giuseppe: Proverei ad aggiungere un numero maggiore di attività pratiche coordinate da faculty MIP, anche da remoto.

In alcuni casi, ho rilevato un eccessivo focus su esami e assignments che ha tolto tempo – già ridotto se si intraprende il corso in parallelo ad una attività lavorativa – a un approfondimento e personalizzazione sugli oggetti di studio di più interesse.

  • Matteo: Migliorare le modalità di alcuni esami
  • Mauro: Spingerei per una maggior interazione durante le lezioni con i professori.
  • È reale, concreto l’apporto di questo Master alla tua professione?

Giuseppe: Sì, soprattutto credo per eventuali sviluppi di carriera in Industria o per la creazione e lo sviluppo di una startup.

  • Marco: Sicuramente alcuni concetti e approcci sì. Utilizzavo e vedevo già diversi aspetti di conto economico, P&L division, Budget etc.. ma col master son riuscito ad approfondire, padroneggiarli meglio e viverli in modo più attivo, nonché una metodologia più strutturata per analizzare il mondo del business più a livello globale in funzione di cambiamenti politici, news, trend di mercato etc..

Altri corsi credo e spero di non doverli mai sfruttare (vedi Business Law etc..).

Per l’aspetto relativo al cambio di lavoro, direi che mi ha dato competenze più spendibili in diversi settori, nonché un pezzo di carta valido e riconosciuto.

  • Matteo: Sì. Spero di poterlo confermare nel prossimo periodo, anche per quanto riguarda significative variazioni professionali
  • Mauro: Sì, decisamente, ho più idee, ho più visione di come un’azienda si può/potrebbe muovere a livello lavorativo.
  • Che tesina avete scelto per concludere questo percorso?

Marco: Tesi proposta da Giuseppe cui abbiamo aderito con entusiasmo, ma lascio a lui descriverla.

Giuseppe: TLS Set up of an innovative business model for a sustainable growth. Il progetto mirava alla creazione di un business model per il bioincubatore Toscana Life Sciences di Siena

  • Come vi siete organizzati viste le distanze geografiche e temporali (Giuseppe a Boston, Mauro a Honolulu, Marco e Matteo in Italia)?

Come più o meno tutto il master per i lavori di gruppo, ovvero con call Teams a orari consoni a tutti, qualcuno rinunciava o ritardava cena o uscite, qualcuno invece faceva le call a colazione. E’ stato divertente alla fine.

Obiettivi settimanali. Suddivisione compiti. Teams Calls in diversi orari (Mattina, Sera, Notte) Cercavamo di regolarci in base agli impegni giornalieri e come ore uno slot molto utilizzato è stato quello delle 19-22 italiane, anche se si è sforato spesso

  • Quali sono stati i punti su cui “scontrarvi” di più e quali invece vi hanno fatto sorridere?
    Non c’è mai stato un vero e proprio scontro, piuttosto diversi momenti di confronto costruttivi.

Fondamentalmente il gruppo di lavoro per la tesi è stato formato da quattro amici. Anche per questo, credo, non ci sono stati grandi scontri e i confronti si sono risolti con discussione e votazione per maggioranza. Risate e chiacchiere a 360 gradi ci hanno accompagnato lungo tutto il percorso.

Marco: Non ci son stati scontri, qualche punto di vista differente, ma siccome i gruppi per la tesi son stati scelti da noi, conoscevamo già le persone con cui si lavora meglio.

Quelli più divertenti, moltissimi, principalmente a inizio call dove facevamo una breve introduzione light su argomenti legati alla tristezza del panorama politico italiano e al calcio (fortunatamente nessuno era gobbo).

  • Un aneddoto in particolare? Funny story: sentir “russare” durante una call (Il fuso orario ha giocato la sua parte! :D) Ce ne sarebbero molti, forse l’aneddoto più divertente è legato a uno di noi che durante una call si è addormentato con tanto di accompagnamento sonoro…

Marco: Personalmente (divertente) mi son addormentato durante una call notturna per star dietro agli orari di chi vive serenamente alle Hawaii J.

  • Che cosa suggeriresti a chi decidesse di intraprendere il tuo stesso percorso?

Giuseppe: Il Master da’ tantissimo, sia a livello umano che formativo, ma richiede molto impegno. Il consiglio è di vivere l’esperienza al massimo ed essere pronti a sacrifici personali.

  • Marco: Organizzazione e pazienza, il master è meno flex di quanto il nome non dica.
  • Matteo: Tanto sacrificio e flessibilità per almeno 18 mesi.
  • Mauro: Concordo con Matteo ed aggiungo di pensare bene a cosa vogliono dal MBA soprattutto in relazione all’eta ed allo stato della carriera lavorativa, se si è agli inizi (diciamo nei primi 5 anni) forse meglio un full time F2F.
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  • Grazie per la disponibilità, La Tedeschi

Nella mia vita il lavoro non lo posso considerare un sogno realizzato, perché io avrei preferito fare altro dove avrei potuto mettere molto di più dell’entusiasmo che ho caratterialmente; ma così non è stato e alla fine l’ho trasformato mettendo comunque amore e passione su ciò che faccio.

Tutto iniziò all’età di 14 anni, quando ancora quasi bambina avrei voluto proseguire gli studi con un grande progetto: diventare professoressa di italiano.

Tutte le mie idee furono stoppate da mio padre che, irremovibile nelle sue idee e forse anche dalle possibilità economiche, mi vietò di poter studiare e per rincuorarmi mi regalò una macchina per orlare nuova.

Inizialmente fui molto triste nel dover riporre via il mio desiderio; poi piano piano, impegnandomi come cerco sempre di fare, imparai a fare l’orlatrice mettendo tutta la passione possibile per farlo bene.

Dopo aver scrupolosamente imparato l’arte del comporre tutti i pezzi che costituiscono una tomaia (perché questo è il significato di orlatrice), mi ritrovai a lavorare nel reparto tomaificio di un grande calzaturificio in cui lavoravano circa 40 ragazzine quasi tutte a me coetanee. Si creò subito un’atmosfera molto piacevole e instaurai delle belle amicizie che tutt’ora sussistono.

Ad oggi posso dire che sono stati anni molto belli, anche se si lavorava per molte ore.

Inizialmente svolsi lavori semplici di orlatura, ma con il passare del tempo mi specializzai sempre di più e mi assegnarono compiti sempre più importanti crescendo così anche professionalmente, fino ad ottenere un avanzamento di carriera diventando responsabile del reparto campionari (prototipia).

In principio avevo un po’ di apprensione essendo un lavoro di grande responsabilità, ma in poco tempo diventai brava ed esperta.

Era un ruolo che dava molta soddisfazione, dato che vedevo nascere sotto le mie mani tutte le nuove creazioni di scarpe a cui io davo sempre un tocco in più per migliorarle insieme ai collaboratori del reparto modelleria.

Poi ci fu uno stop per via della nascita delle mie due figlie; così per diversi anni mi ritrovai in casa a svolgere lo stesso tipo di lavoro e con lo stesso impegno ma tra pappe, pannolini e varie mansioni casalinghe.

Quando le piccole sono diventate ragazzine, la titolare dell’azienda mi ripropose di tornare a lavorare in ditta.

In un primo momento non avrei voluto accettare perché ero riuscita ad organizzare tutto così bene, conciliando lavoro e famiglia, che non ero così felice all’idea di dovermi privare anche di alcune libertà nel seguire la crescita delle mie figlie; ma me lo chiese così insistentemente e mi propose inoltre delle agevolazioni negli orari, che alla fine cedetti. Ritornai nel luogo dove avevo iniziato il mio percorso lavorativo e che mi aveva vista bambina, poi ragazza fino ad essere donna e madre.

Ripresi il ruolo da responsabile nel reparto campionari ma con qualche compito in più: oltre a gestire l’esecuzione dei vari modelli di scarpe, organizzavo e distribuivo il lavoro sia all’interno dell’azienda sia ai collaboratori esterni e spiegavo loro tutti i procedimenti e le lavorazioni da eseguire. Ero diventata la maestra esperta della calzatura.

La mia carriera è proseguita così sino al raggiungimento della mia pensione, tra tanto lavoro ma anche tante soddisfazioni. Certo non era il lavoro dei miei sogni ma lo è diventato con amore e passione nel cercare di fare sempre il meglio. Sono pienamente fiera di me stessa in tutto ciò che ho fatto perché ho insegnato ad altre persone il mestiere dell’orlatrice e ho lasciato in eredità tutte le mie nozioni riguardanti non solo il mondo della calzatura ma anche la mia personale esperienza da responsabile accumulata negli anni.

Non sarò stata docente di italiano ma ho formato figure specializzate nel settore calzaturiero e sono stata insegnante di mille altre cose non meno importanti.

Inizio a scrivere di getto, proprio stasera che è una di quelle sere che, non so perché, ti portano a piangere tutte le lacrime che hai, sarà colpa di questa quarantena appena finita? Sarà colpa del pre ciclo mestruale? Sarà che le coincidenze a volte ti fanno capire tante cose… si, perché stasera Silvia mi ha chiesto di parlare di me sul suo blog, delle mie esperienze di vita, lavorative e della mia persona… avrebbe voluto un racconto sul mondo moda e delle difficoltà che inevitabilmente si devono affrontare se si vuole lavorare in quel settore, ma io le ho risposto che ho stravolto la mia vita completamente poco tempo fa, e lei con il suo fare solare e positivo mi ha risposto che è proprio un segno, che bisogna far sapere a tutti come si può cambiare vita e reinventarsi in ogni momento e a qualsiasi età.

Ho conosciuto Silvia anni fa per una amica in comune a Roma, in una sera spensierata e serena e da lì non ci siamo mai più perse, Silvia ci vede lungo, sa vedere tutte quelle sfumature nelle persone che gli altri non vedono… le persone con anime affini si scelgono, e il mondo ha un estremo bisogno di belle anime, oggi più che mai.
Sono Martina, ho 30 anni e quello che ho capito fino ad ora è che bisogna essere felici, bisogna andare a letto con il cuore in pace e svegliarsi con l’orgoglio di mettere tutto l’impegno possibile in quello che si fa.

Sono laureata in moda e ho fatto di tutto per lavorare in questo ambito, ho provato tanti ruoli, ho cambiato tante città, ho imparato l’inglese, ma non bastava mai, non eri mai figlia di, non eri mai moglie di, non eri mai abbastanza qualificata, non avevi mai la giusta quantità di esperienza… le persone non facevano altro che metterti il bastone tra le ruote, perché in questi mondi c’è tanta competizione si sa… e io ogni giorno diventavo sempre più triste, più vuota, più demotivata… così ho deciso di lasciarmi tutto alle spalle… ho capito che se insisti nelle cose, di qualunque genere esse siano e queste non prendono mai la piega giusta forse semplicemente non sono le cose giuste per te… è inutile incaponirsi e dannarsi l’anima; così ho deciso di fermarmi.

E improvvisamente, fermandomi, la strada giusta per me è arrivata! adesso lavoro con i bimbi piccoli piccoli, dai 0 ai 3 anni e spesso anche con quelli più grandicelli.

Sto prendendo un’altra laurea, in pedagogia, e nei weekend lavoro in un bagno al mare, sulla sabbia, con le persone… ecco adesso sì che sono felice… bastava solo capirlo, non è mai tardi per capire quale strada prendere.

Spero che prima o poi mi succeda anche con l’amore, perché finora è stato un po’ come nel mio percorso lavorativo… ho sempre sbagliato strada e insistito dove non dovevo… anche l’amore credo che sia pronto ad arrivare dopo che ci si è fermati e soprattutto dopo che abbiamo prima realizzato noi stessi.

 

Freelance è una parola che mi fa rabbrividire. È associato a manodopera a basso costo, secondo lavoro, tariffe orarie limitate, hobby per pochi soldi extra, tutto tranne una seria carriera professionale di alto livello.

 

Durante i miei oltre 13 anni di attività, ho coperto entrambi i ruoli di imprenditrice e consulente. Ricordo ancora quando un altro designer e imprenditore mi chiese come andava il mio lavoro di libera professionista. Ho risposto con fermezza che la mia nuova impresa era iniziata alla grande.

 

Soprattutto per noi donne, e ancora di più per noi madri: dobbiamo sempre dare il 200%, usare tutte le nostre capacità per spostare la famosa asticella, per generare profitti e risultati di livello per i nostri clienti. Posizionarci come specialisti di grande valore è LA CHIAVE per essere adeguatamente ricompensate. Essendo un’italo-americana nata e cresciuta negli Stati Uniti, credevo di conoscere il divario di genere nei rapporti d’affari e nella retribuzione, ma non è nulla in confronto alla situazione in Italia. Colmare questo 50% di gap: lo dobbiamo a noi stessi e alle nostre generazioni future per continuare a crescere.

 

Ho iniziato a lavorare da sola a poco a poco e sono diventata ufficialmente un’imprenditrice nel 2008. Avendo lavorato da sola per così tanto tempo, ho imparato, ceduto e cambiato costantemente.

 

Questi sono alcuni dei miei consigli più importanti per lavorare da soli:

 

  1. Avere uno spazio di lavoro designato.

Ho gestito la mia attività da una bellissima camera da letto completamente trasformata in ufficio, una scrivania in una cabina armadio e l’angolo di un tavolo da cucina. Non importa quanto grande o piccolo, quello era il posto in cui sarei andato ad entrare mentalmente nella modalità di lavoro.

 

  1. Va bene cambiare dove e come lavori, e molto probabilmente cambierà.

Molti imprenditori avvertono la necessità di cambiare il posto in cui lavorano, attraversando fasi di diversi anni in un ufficio, a casa, alle caffetterie fino a lavorare in un vero e proprio ufficio o spazio di co-working. È importante essere consapevoli delle tue esigenze. Come mamma di un bambina piccola, fino alla pandemia, ho lavorato durante le ore della scuola materna dalla mia auto, dai caffè, dalla hall della scuola – massimizzo lo spazio e il tempo dove posso.

 

  1. Stabilisci il tuo programma di lavoro.

Ho attraversato diversi periodi di ansia e trauma che mi hanno portato a fare un lavoro davvero profondo nella ricerca di modi per essere mentalmente sano durante la gestione di un’azienda, essere una mamma ed essere me – una cittadina adulta del mondo. Uno stratega aziendale e mia mamma hanno condiviso questo suggerimento con me: va bene NON lavorare tutti i giorni. Se provi ansia o stai attraversando lotte personali, modifica il tuo programma. Sei il tuo capo e hai il 100% di autorità per definire il tuo programma.

Conosco una designer che trasforma ogni mercoledì nella sua “giornata di salute creativa” designata per l’auto-arricchimento e progetti creativi che supportano indirettamente la sua attività.

 

Mentre stai elaborando il tuo programma, è utile riconoscere che compiti diversi richiedono diversi tipi di energia e questo varia da persona a persona. Ad esempio, adoro le chiamate commerciali, naturalmente, entro in uno stato maniacale. Non spengo automaticamente quando riaggancio il telefono. Cercavo di effettuare chiamate tra produzione di design, strategie di costruzione e ricerca, ma il solo passaggio da un tipo di energia a un altro era estenuante a livello mentale.

Dato che sono un dirigente, ho preso la decisione esecutiva di non fare entrambe le cose nello stesso giorno o nello stesso lasso di tempo.

 

Inoltre, come mamma, ci sono alcuni compiti che posso fare mentre mia figlia è a casa / sveglia e alcuni che richiedono estrema attenzione. Riconosci cosa sono e pianifica di conseguenza.

 

 

  1. ON/OFF

Una delle cose più difficili del lavoro a casa è proprio questo: essere sempre a casa. Non è possibile attivare e disattivare semplicemente. Creo rituali per me stessa che aiutano a creare questo tanto necessario spostamento mentale.

 

Mi vesto in un modo che mi fa sentire produttiva – abiti comodi che elevano il mio umore e il trucco leggero.

 

Conosco una web designer finisce di lavorare nel suo ufficio a casa e passa 15 minuti sdraiata sul letto prima di andare a cucinare la cena. Per lei quella transizione è la chiave per sentirsi in salute.

 

  1. 5. Puoi lavorare da solo ma non rimanere completamente solo

Qualcosa che ha cambiato il modo in cui lavoro è la connessione con altri professionisti nel mio campo, nel mio caso, con altri creativi. Ho iniziato a seguire seminari online nel 2010 molto prima che diventassero la norma e sono ancora in contatto con numerose persone che ho incontrato lì. Ci sosteniamo l’un l’altro in tanti modi.

 

Entra in contatto con altri professionisti partecipando a corsi, aderendo a gruppi di Facebook e partecipando a eventi online o di persona. Lavorare da casa può essere incredibilmente isolato. Avere una rete di professionisti nel mio campo e in altre discipline, così come altre mamme che sono imprenditori, è stata la mia linfa vitale.

 

  1. Cambia la tua mentalità riguardo le distrazioni

In genere elenco ciò che devo realizzare per la giornata scegliendo i miei obiettivi prioritari e rendendo il mio elenco intenzionalmente breve per prepararmi a sentirmi realizzata, particolarmente importante come mamma impegnata. Se faccio fatica a concentrarmi, userò la tecnica pomodoro – impostare un timer per 30 minuti e illuminare tutte le distrazioni – lavorare solo per eseguire l’attività impostata. Fai delle pause, vai fuori, allunga. Certo ci sono momenti in cui devi spingere molto per rispettare una scadenza, ma non è tutti i giorni.

Qualcosa che sento molto è: “Non sei distratta da faccende che vuoi fare a casa?” Non penso a quelle cose in quel modo. Sono responsabile al 100% del mio tempo. Dopo aver fatto colazione e mi sono preparata per la giornata, potrei mettere un carico di biancheria in lavatrice, prendere una tazza di caffè e uno spuntino e mettermi al lavoro. Poi, prima di pranzo, stendo il bucato ad asciugare, mangio mentre ascolto un podcast o mi connetto con gli amici prima di tornare al lavoro. Il punto è che tutte queste cose sono elementi della mia vita e tutti devono essere fatti.

 

Una mia collega che ha una bimba di 3 anni e gestisce un’attività di successo parla dell’outsourcing per la sua attività concentrandosi innanzitutto sulle cose della sua vita personale: cucinare e pulire li esternalizza assumendo un assistente. All’inizio sembrava un lusso, poi ci ho pensato: questo ha perfettamente senso. Gestire una squadra richiede molta energia, ma rimuovere le cose dal tuo elenco di cose da fare come cucinare e pulire ti fa solo sentire più realizzato e quindi più mentalmente disponibile per te, la tua famiglia e il tuo lavoro. Nel mio caso, cucinare è creativamente terapeutico mentre la scuola materna / cura dei bambini è il mio elemento in outsourcing più vitale.

 

  1. 7. Impostare i limiti con i clienti

Una lamentela incredibilmente comune degli imprenditori individuali è che hanno clienti che inviano messaggi durante il fine settimana e la sera tardi. Se si impostano i limiti, questo non sarà un problema.

 

Sei un’azienda. Stabilisci orari e protocolli aziendali. Se rispondi nel mezzo della notte, dovrai continuare a farlo e loro continueranno a oltrepassare questo confine. Quando vivevo in Giappone, tutti i miei clienti erano negli Stati Uniti e in Europa. Ho fatto loro sapere le ore in cui ero disponibile e ho usato Calendly (uno strumento di pianificazione gratuito che mostra il fuso orario agli spettatori) per consentire alle persone di richiedere chiamate durante gli orari designati.

 

Non ho MAI dato il mio numero di telefono e in 12+ anni, questo non è mai stato un problema perché quello è il protocollo e le aspettative che stabilisco.

 

  1. La vita reale accade e devi essere pronta per questo.

Quando sono rimasta incinta di mia figlia, non ho mai condiviso questa notizia con nessuno dei miei clienti. Ero convinta che sarei stato ritenuta meno capace e che la mia bambina sarebbe stata vista come la causa di non consegnare in tempo. Queste erano tutte convinzioni mie. Ho lavorato su questo e ancora faccio fatica a fare la danza (non credo nell’equilibrio) tra essere un genitore e una professionista, ma ho dei sistemi in atto che mi aiutano. Metto in preventino più tempo del mio programma di quello che penso di aver bisogno e mi assicuro di comprendere le reali esigenze dei miei clienti con le scadenze per sapere quali buffer sono possibili nel caso dovessi essere in ritardo con una scadenza.

 

Prendersi del tempo libero è il tuo diritto. Conosco un imprenditore singolo che chiude da novembre a gennaio di ogni anno. Conosco altri che lavorano 4 giorni a settimana. Definisci ciò che è meglio per te e ricorda che può cambiare.

 

 

  1. Proteggiti sempre.

Quando si tratta di denaro, le cose si fanno strane quando meno te lo aspetti. Il miglior cambio che ho fatto nella mia attività è nei miei programmi per i pagamenti. Inizialmente, richiedevo il 50% per iniziare e il 50% quando inviavo i risultati finali. Il problema era che costantemente i clienti ritardavano per un motivo o per l’altro, il che significava che il mio flusso di cassa veniva interrotto. Sono passata ad avere 2 opzioni: 1 pagamento in rata unica all’inizio oppure 50% per iniziare, 25% dopo 21 giorni, 25% dopo 40 giorni. Sorprendentemente, la maggior parte preferisce pagare per intero e non avere problemi con questa questione.

 

 

La mia storia

 

Mi chiamo Jaime Di Dio. Sono un’italo-americana di origini siciliane nato e cresciuto a Los Angeles, in California. Ho studiato Interior Architectural Design presso la California State University di Long Beach e ho trascorso un semestre a Firenze, in Italia. Dopo essermi laureata nel 2005, mi sono immediatamente trasferita a Tokyo, in Giappone, e ho iniziato a insegnare inglese mentre intraprendevo progetti di graphic design e studiavo con un affermato designer giapponese.

 

Sono tornata in California nel 2008. Non potendo trovare lavoro negli interni, ho co-fondato uno studio di progettazione grafica. Non avevamo clienti, quindi sono andata al municipio locale, ho scoperto quali eventi imminenti erano in calendario e ho offerto i miei servizi di grafica per la fiera della giornata ambientale della città. Ogni contatto commerciale che ho oggi può essere ricondotto a quel singolo evento. Ho iniziato con il motto “Se ne hai bisogno, possiamo farcela” e mi sono evoluta rapidamente per diventare una specialista come stratega del marchio e direttrice creativa per le aziende del benessere e socialmente consapevoli. (Se mi segui su Instagram @jaimedidio , vedrai che sono una dei principali sostenitori della specializzazione come risultato diretto della mia esperienza.)

 

Ho ricoperto la carica di istruttrice presso l’Università della California di San Diego e ho fatto parte del consiglio di amministrazione di diverse organizzazioni della comunità, oltre a produrre e fornire consulenze su eventi di più città.

 

Quando mia figlia è nata nel 2016, non ho preso un congedo di maternità. Ero in ospedale per essere stato indotta, seduta su una palla da yoga e scrivendo e-mail. Non lo consiglio e non lo rifarei.

 

Siamo tornati in Giappone quando mia figlia aveva 3 mesi. Ho continuato a gestire la mia attività lavorando con clienti negli Stati Uniti e nell’Unione Europea durante le 3:30 – 07:00 del mattino e durante il suo pisolino. Ciò ha portato a un completo esaurimento e non sono stata in grado di lavorare per 3 mesi. Ci siamo trasferiti alle Hawaii nel 2018.

 

Ho continuato con lo stesso programma di lavoro, a volte estendendo alla sera per venire incontro ai clienti con orari europei. Ho avuto altri due esaurimenti e alla fine ho ottenuto il sostegno che avevo chiesto a lungo attraverso l’iscrizione all’asilo per mia figlia. Agopuntura, reiki, meditazione e lavoro con un coach della vita e degli affari sono stati fondamentali nel riprendersi dall’esaurimento e nell’intraprendere un percorso verso la vita personale e professionale che desidero.

 

Attualmente sono un genitore indipendente che vive a Honolulu, nelle Hawaii. Sto crescendo mia figlia trilingue – inglese, italiano e giapponese. Mostra anche interesse per lo spagnolo e il francese. Con la famiglia e gli amici in quasi tutti i continenti, la considero davvero una cittadina del mondo. Per il momento ci stiamo fermando sui viaggi fisici, ma ho tutte le intenzioni di continuare a vivere in un’atmosfera multiculturale che ci porterà alle nostre prossime località.

 

Puoi trovarmi su Instagram @jaimedidio e sul mio sito web www.studioaiuto.com

Dove e Come tutto è cominciato: Sono nato da una famiglia povera in una borgata ai confini della città di Roma; un ambiente duro, che fin dai primi anni mi fece capire che non mi voleva; i soprusi erano all’ordine del giorno, e mia madre per paura di una strada così riluttante nei confronti di due bambini che mai avevano visto l’ombra della strada ci rinchiuse in casa; mai usciti dalle quattro mura della nostra stanza.. dovevamo pur fare qualcosa e guardavamo film; ho avuto la fortuna di crescere a cavallo tra gli anni 80 e 90, al contrario degli altri bambini guardavo cose più grandi di me; a 10 anni conoscevo registi come Coppola, riempivo i pomeriggi con le commedie napoletane d’autore e tutto quel cinema di Hollywood che caratterizzava l’epoca..

Crescendo capii che quello che vivevo un tempo che non era il mio; ascoltavo Elvis, i Beatles, bob Dylan; guardavo il cinema anni 70/80 ed ero solo… anche in mezzo agli altri bambini, loro non capivano di cosa io parlassi… tutto quello stare solo, a casa, tra le persone, sviluppò il mio istinto ad evadere; evadere da quella borgata, dalle mura della mia stanza.. immaginavo.. creavo storie con la testa di cui ero il protagonista…

Il teatro: oramai adolescente ancora non sapevo quale fosse la mia strada, a 20 anni soffrii di anoressia e bulimia.. il periodo più buio, più basso, più cupo che abbia mai passato. Da piccoli eravamo poveri si, ma la fame perché non stai bene con te stesso, perché non accetti ciò che sei è diversa…rifiutavo ogni tipo di aiuto; mi misi contro anche la mia docente di italiano, voleva mandarmi dallo psicologo e mi rifiutai: “so che il problema è nella mia testa; e nella mia testa posso entrarci solo io” questa fu la mia risposta. Mi ha tartassato fino alla fine della nostra convivenza scolastica per questo motivo; ricordo per otto mesi non uscii mai di casa, di giorno dormivo, la notte stavo sveglio, mangiavo e rigettavo il cibo nel water per ore… fino all’ennesima alba.. il peso scendeva vertiginosamente, alla fine pesavo 60 chilogrammi, alle volte mi trovavo a parlare da solo al buio; piangere senza motivo… non vedevo il motivo per cui avrei dovuto ancora esserci.. non vedevo prospettive, non riuscivo più ad immaginare.. quella cosa che mi aveva portato via da quelle mura per quasi tutta la vita sembrava svanita…

Se c’è una cosa che ho sempre avuto con me è che io non mollo; mia nonna era cosi; proprio quando il baratro si faceva sempre più buio, una notte mentre vomitavo i soliti cibi e strozzavo l’anima, accesi il piccolo televisore della cucina.. non so’ perché lo feci…era un piccolissimo televisore in bianco e nero.. c’era uno speciale parlavano del primo Rocky; mi colpì il fatto che uno che veniva dai quartieri malfamati di New York, con una paralisi alla faccia e non di bell’aspetto ce l’avesse fatta; contro tutto e tutti.

Una voce nella mente mi disse: “questo devi fare, l’attore!”.

Erano le due di notte spensi il televisore; la mattina dopo alle 5:30 uscii di casa senza avvisare nessuno, dopo otto mesi di isolamento; mia madre mi chiamò dopo un’ora preoccupata fosse successo qualcosa.. che avessi fatto qualcosa… invece risposi: “sto andando a scuola; credo sia finita, sia finita per sempre.. oggi non torno per pranzo, vado a vedere i corsi teatrali della scuola.. e vorrei iscrivermi in palestra..” il problema era nella mia mente.. e la mia mente lo risolse… il teatro, quel film hanno salvato la mia vita.

 

Uscito dal liceo avevo all’attivo già molti spettacoli; all’accademia venivo scansato dai miei compagni, non avevo l’aspetto dell’attore a cui erano abituati… il mio aspetto non rasentava quello dell’attore per eccellenza; per via dei miei muscoli, della mia fisicità, molti registi neanche mi facevamo fare il provino; la prima grande lezione che ricevetti fu proprio questa: “fai di questo la tua forza.. loro credono che tu sia tutto qui; ti stanno sottovalutando, sarà più facile far vedere loro la tua luce.. trova il modo”

Non avevamo i soldi per pagare l’accademia e dovetti lasciare: la mia insegnante insistette tanto per farmi restare ma non potevo.. l’ultima volta che vidi la mia classe una frase uscì dal nulla nella mia mente e ancora è li: “nessuno ha insegnato a Picasso a dipingere; se c’è qualcosa uscirà fuori”

Quindi non mollai! Lavoravo, trasportavo mobili e intanto studiavo, compravo libri, mi esercitavo, facevo provini.

Iniziai a lavorare con chi di teatro ne sapeva, con professionisti, con loro non parlavo mai, li ascoltavo, li studiavo, come si muovevano, il perché lo facevano.. studiavo filosofia; la filosofia mi aiutò molto a crescere come attore.

Così iniziai a farmi conoscere, iniziai a produrre piccoli spettacoli; quello che producevo non erano testi miei ma testi donatori che il teatro già conosce da almeno 200 anni: autori come Feydeau. Le persone venivano ma sembravano svogliate. “Questo teatro perché non li prende?” mi chiedevo; io scrivevo per il cinema ma non per il teatro; “meglio farsi rifiutare un testo al cinema che portarlo in scena di fronte a 200 persone e sentire il loro giudizio” questo era il mio pensiero; poi successe una cosa: uno spettacolo di cui ero protagonista e produttore fece un flop pazzesco; il pubblico non aveva accolto bene lo spettacolo, e io ci rimisi quasi 3000 euro.

Avevo un figlio piccolo e uno stipendio modesto: la botta fu enorme; volevo lasciare…la mia compagna mi disse: “se vuoi lasciare fallo…ma riuscirai a vivere con la cosa che non le hai mai scritte tu le storie che porti in scena? quando sei abituato a scrivere tutti i giorni..” e allora se dovevo lasciare dovevo farlo in grande stile:  “la fai grossa o non la fai per niente”.

Scrissi una commedia, mi presentai al Teatro Cassia che stava allestendo il cartellone per la nuova stagione; mentre aspettavo nella sala d’attesa ascoltavo il direttore artistico che parlava con gli altri registi: ”questo non mi prenderà mai sul serio” pensavo, quando entrai mi guardò negli occhi: ”lei è?” mi chiese, io risposi: ”Fabrizio Nalli” e lui: “mai sentito” (mmm cominciavamo bene); mi disse che i provini per i nuovi volti erano chiusi, io risposi: ”sono qui  per presentare uno spettacolo”; mi chiese l’autore, risposi che ero io; mi chiese la regia, risposi che ero io; mi chiese chi facesse parte del cast, risposi che nel cast c’ero anche io; poi mi chiese: ”quanti anni ha?” e io: ”27”; lui disse che ero troppo giovane come autore: “forse per questo non dovrebbe mandarmi via” risposi; allora lo convinsi a leggere il testo.

Ho aspettato un’ora fuori dall’ufficio sentivo le sue risate da fuori; quando rientrai mi riempì di complimenti sul mio modo di scrivere, ma mi disse che non c’era spazio per nuovi autori e che per entrare nel cartellone bisognava assicurare al teatro almeno 150 posti; io dissi di avere 150 biglietti già venduti; il direttore artistico mi disse che avevo due giorni; se avessi portato la somma dei 150 biglietti sarei entrato in cartellone… comprai 150 biglietti con gli unici risparmi che avevo…

Rischiai dall’inizio alla fine, ero teso, non avevo un mio pubblico, dovevo crearmelo, e dovevo vendere almeno i 150 biglietti che avevo comprato io.

Feci una buona campagna pubblicitaria e alla fine alla sera della prima in Sala c’erano 360 persone.. nessuno credeva potessi farcela; dopo 5 minuti sentivo il pubblico ridere a squarciagola; un’attrice dietro le quinte si voltò e mi disse: “ma stanno ridendo Fabri”!

Ce l’avevo fatta.. contro tutto e tutti! alla fine fu plateale: il direttore artistico disse di non aver visto il teatro così pieno da anni; il Teatro Cassia esplodeva di gente, ma soprattutto di gente rideva.

Da li presi fiducia e scrissi altre 10 commedie e un horror.

Oggi ho la mia compagnia, sono di casa al Teatro degli Eroi e viaggio tra i professionisti del settore; la strada è ancora lunga.. continuo la mia fase di studio da autodidatta, ma la cosa più bella di questo viaggio è la certezza della verità; l’arte è questo; ed ogni individuo è unico..

Il messaggio di ognuno di noi singolare ed universale..

L’immaginazione è la volontà degli dei, la natura il cuore degli esseri umani..

Se qualcosa in noi c’è, che sia teatro, che sia cinema o una qualunque altra forma, il nostro essere si possa esprimere, bisogna lasciar fare il proprio corso alla natura.

Ho imparato a parlare così grazie a questo viaggio che il teatro è..

Attori preferiti:

Se dovessi dire il migliore del passato, mi piaceva molto Robert De Niro; l’eroe di Hollywood.

Quando Hollywood si scendeva per i film di azione lui e Coppola mantennero una tradizione cinematografica di grandi capolavori.

Ma se dovessi scegliere l’attore più tenace, allora nominerei tutti quelli come me: che non sono famosi ma continuano ad ispirare ed ispirarsi.

Sbracciare in questo mondo non è semplice… ma era più dura starsene dietro quattro mura immaginando cosa fosse la realtà… quando sono lì sopra grido al mondo della mia maledizione.. e di quanto la amo…

Quest’anno porterò in scena “E se.. c’era una volta”: una commedia scritta, diretta ed interpretata da me (come al solito) e coronerò di nuovo il mio sogno….

Where and when everything started..

I was born from a poor family in a village on the outskirts of the city of Rome; a harsh environment, which from the early years made me understand that life would be tough for me.

Abuses were on the agenda, and my mother for fear of a street so reluctant towards two children who had never seen the shadow of dangers locked us in the house; so I never left the four walls of my room..

We had to do something so we watched tons of movies. I was lucky enough to grow up among the years 80 and 90 and unlike the other children I looked at things bigger than me: at 10 I knew directors like Coppola, I filled the afternoons with Neapolitan comedies and all that Hollywood cinema that characterized the era.

Growing up I understood that what I lived in a time that was not mine; I listened to Elvis, the Beatles, bob Dylan; I watched the cinema from the 70s and 80s and I was alone … even among the other children, they did not understand what I was talking about …

All that time being alone, at home, among people, developed my instinct to escape; escape from that village, from the walls of my room..

I imagined.. I made stories with the head of which I was the protagonist …

I still didn’t know what my way was: at 20 years old I suffered from anorexia… the darkest, lowest, toughest period I have ever lived.

As children we were poor yes, but being starving because you are not well with yourself, because you don’t accept what you are is different …

I refused any kind of help; I also challenged my Italian teacher, he wanted to send me to the psychologist and I refused: “I know that the problem is in my head; and in my head there would be the solution. I am the only one who can enter it” this was my answer, I harassed myself until the end of our school life for this.

I remember for eight months I never left the house, during the day I slept, at night I was awake, I ate and I rejected food in the toilet for hours … until the umpteenth dawn..

The weight dropped dramatically, at the end I weighed 60 kilograms; sometimes I found myself talking alone in the dark; crying for no reason… I didn’t see why I should still be there .. I didn’t see prospects, I could no longer to i imagine .. that thing that had taken me away from those walls for almost all my life seemed to have vanished …

If there is one thing I have always had with me is that I don’t give up; my grandmother was like that: just when the barter it was getting darker, one night while I vomited the usual food and choked my soul, I turned on the small TV in the kitchen: I don’t know why I did it … it was a very small black and white TV.. there was a special show about first Rocky.

I was struck by the fact that one who came from the infamous neighborhoods of new York, with a paralysis to the face and not good-looking had made it; against everything and everyone; a voice in the mind said: “this is what you must do: the actor!”

It was two in the morning I turned off the television; the next morning at 5:30 I left the house without warning anyone, after eight months of isolation; my mother called me after an hour worried something had happened .. that I had done something … instead I replied: “I’m going to school; I think it’s over.. today I’m not going back for lunch, I’m going to see the school theater courses .. and I would like to enroll in the gym..”

The problem was in my mind.. and my mind solved it … the theater, that movie saved the my life.

Theatre

When I left high school, I already had a lot of little scars on my face.

At the academy I was dodged by my classmates cause I didn’t look like the actor they were used to.

I always thought that the search for perfection leads you to solitude for a certain period; I was used to it; it was like I was in my room as a child … my appearance did not border on that of the actor par excellence.

Because of my muscles, my physicality, many directors didn’t even let me audition; the first great lesson I received was just this: “make this your strength.. they believe that you are all here; they are underestimating you, it will be more funny to show them your light.. find the way!”

We did not have the money to pay for the academy and I had to leave: my teacher insisted a lot to make me stay but I could not .. the last time I saw my class a phrase came out of nowhere in my mind and it is still there: “nobody  taught Picasso to paint; so if there something special in me, it will come out” so.. not give up!

I worked, I transported furniture and meanwhile I studied, I bought books, I practiced, I did auditions, began to work with those who knew about the theater, with professionals; among them I never spoke, I listened to them, I studied them, how they moved, why they did it …

I studied philosophy; philosophy helped me a lot to grow as an actor, in the end he started to make me known, I started to produce small shows.

Now what I played were not my lyrics but donor texts already famous and known for at least 200 years: authors such as feydeau, and people came but seemed listless; “why don’t you take this tract?” I asked myself; I wrote for the cinema but not for the theater; “staged in front of 200 people and hear their judgment” this was my thought.

Now one thing happened: a show I was the protagonist and producer made a crazy flop; the audience had not welcomed the show well, and I lost almost 3000 euros.

I had a small son and a modest salary the blow was huge; I wanted to leave … my partner said to me: “if you want to leave it ok… but will you be able to live with the thing that you have never played the stories you have always been writing? Can you do it every day?”; and then if I had to leave I had to do it in a big way “you do it big or you don’t do it at all ”

I wrote a comedy, I presented myself at the Cassia theater that was preparing the playbill for the new season; while I was in the waiting room I listened to the artistic director who spoke with the other directors: “this will never take me seriously” I thought, when I entered he looked into my eyes: “who are you?” he asked me, I answered: “Fabrizio Nalli” and he: “never heard”..

I had started very bad and then he told me that the auditions for the new faces were closed; I replied: “I am here to present a show”, he asked who was the author, I replied that it was me; he asked me who was the director; I replied that it was me; he asked me who was part of the cast; I replied that in the cast I was there too, then he asked me: “How old are you?” and I: “27”; he said that I was too young as an author: “maybe that’s why you shouldn’t send me away” I replied then I convinced him to read the text.

I waited an hour outside the office, I heard his laughter from outside; when I came back he filled me with compliments on my way of writing, but he told me that there was no room for new authors and that to enter the playbill, at least 150 tickets sold had to be guaranteed to the theater; I said I got them; the artistic director told me that I had two days; if I had brought the sum of the 150 tickets I would have entered the playbill …

I bought 150 tickets with the only savings I had … I threw up from the beginning to the end, I was tense I didn’t have my audience, I had to create it, and I had to sell at least the 150 tickets that I had bought.

I did a good advertising campaign and at the end of the evening of the first in the Hall there were 360 ​​people … so many!! nobody believed I could do it; after 5 minutes I felt the audience laughing at rips throat; an actress behind the scenes turned and said to me: “Fabri they are all laughing and enjoying!!” I did it ..

The artistic director said he had not seen the theater so full for years; I exploded the Cassia Theater; I trusted them and wrote 10 more comedies & horror ..

Today I have my company, I feel at home at the Theater of the Heroes and travel among the professionals of the sector.

The road is still long.. I continue my studies as a self-taught, but the best thing about this trip is the certainty of truth; art is this; and each individual is unique..

The message of each of us singular and universal..

Imagination is the will of the gods, nature the heart of human beings..

If there is something in us it is, whether it is theater, that it is cinema or whatever other form our being can be expressed, we must let nature take its course; I learned to speak like this thanks to this journey that theater is …

Favorite Actors

If I had to say the best of the past I really liked Robert De Niro; the hero of Hollywood; when Hollywood went down for the action movies he and Coppola maintained a cinematographic tradition of great masterpieces.

But if I have to pick the bests to say, I would choose the most tenacious … all those like me .. famous but who continue to inspire others and themselves … to succeed in this world is not easy … but it was harder to stay behind four walls imagining what reality was …

When I’m up there I cry to the world of my curse .. and how much I love it …

This year I will stage “And if … once upon a time” a comedy written, directed and interpreted by me (as usual) and I will fulfill my dream again….

 

Perché stavolta il titolo del post è “solamente” il suo nome? Ecco il perché della mia scelta: Olga mi ha sempre fatto evocare l’idea di una donna forte, tosta e la mia Professoressa di Spagnolo alla Laurea Triennale con il suo nome e personalità ha rafforzato questo binomio in me. E poi Vittoria, sì Vittoria, perché lo leggerete: lei non si è mai arresa, lei è rimasta dolce, positiva e propositiva nonostante le difficoltà. Lei ispira sempre qualcosa di nuovo, qualcosa di più. Ecco perché Vittoria la rappresenta benissimo!

“Quando Silvia mi ha proposto di mandarle alcune righe sulla mia esperienza come free lance, le ho istintivamente risposto che non mi sentivo di rientrare nel target. Che la mia vita lavorativa in fondo non la consideravo esemplare e che di fatto non credevo potesse essere interessante per altri.

Ma Silvia forse sa vedere meglio della sottoscritta alcuni dettagli, forse talenti, o comunque mie particolarità e ha insistito che raccontassi un po’ di me.

Quindi… mi presento, sono Olga, vivo a Roma e per scelta mi sono laureata in Lettere e ho cercato una vita lavorativa indipendente. Per 11 anni ho ricoperto tutte le posizioni lavorative possibili in una mini casa editrice e studio grafico che ho fondato insieme al mio fidanzato dell’epoca. Grandi soddisfazioni per la qualità delle nostre proposte, tanta attenzione da parte della stampa, molti clienti, insomma, il mio lavoro mi amava e io amavo tanto lui.

Un drastico cambio di vita (il divorzio!) mi ha però costretta a scegliere di cedere le mie quote al mio ormai ex e inventarmi una nuova vita.

L’Italia non dà molte opportunità, è risaputo e io sono rimasta senza un lavoro stabile, a 41 anni e con la mia esperienza lavorativa fatta quasi interamente in proprio.

A un certo punto, forse per caso, ho iniziato a insegnare inglese. Mai avrei creduto di essere brava. E invece lo sono. Anzi, trasmetto, pare, le mie conoscenze in modo talmente convincente (forse sono l’ultima a esserne convinta!!), che nell’ultimo periodo mi sto dedicando alla formazione per insegnare anche altro: il Pilates.

Ho ormai 51 anni suonati, nonostante insista a sentirmene 27. Ho tante passioni, una immensa dose di ottimismo (forse dovuta al fatto di essermi trovata ad affrontare e superare un problema di salute importante, di quelli che non ti rialzi più dal letto di ospedale), un senso di gioia e gratitudine verso il mondo, le persone, le cose belle, la mia famiglia. Credo che questo sia quello che vede Silvia in me.

Un’apertura totale alla vita, che ti porta dove vuole lei e di cui devi accogliere ogni cosa con curiosità.

Una dose di incoscienza notevole e a volte la paura di non avere un futuro certo si fa grande, ma cosa ci posso fare, se non continuare a vedere il bicchiere mezzo pieno?

Dopo i trent’anni siamo quello che vogliamo essere. Intendo, come persone. Poi, certo, credo che avrei voluto continuare ad avere la mia piccola casa editrice, ma ho incontrato tante persone splendide, insegnando.

La mia vita, alla fine, è più ricca e vivace così.

Never give up!”

 

NDR Convieni con me sulla scelta del titolo dopo aver letto le sue parole?? ?

Why this time the title of the post is “only” a name? Here is the reason for my choice: Olga has always made me evoke the idea of a strong, tough woman and my Spanish teacher at the Bachelor’s Degree with her name and personality has strengthened this combination in me. And then Vittoria, yes Vittoria, because you will read it: she never gave up, she remained sweet, positive and proactive despite the difficulties. She always inspires something new, something pushy. That’s why Vittoria represents her very well!

“When Silvia asked me to send her a few lines about my experience as a freelance, I instinctively replied that I did not really feel a full freelance: My  working life basically isn’t exemplary and in fact I did not think it could be interesting for others.

But Silvia perhaps knows better than myself some details, perhaps talents, or in any case my particularities and she insisted that I tell a little about myself.

So … I introduce myself: I am Olga, I live in Rome and by choice I graduated in Literature and I looked for an independent working life. For 11 years I have held all possible job positions in a mini publishing house and graphic studio that I founded together with my boyfriend of the time. Great satisfaction for the quality of our proposals, so much attention from the press, many customers, in short, my job loved me and I loved him so much.

However, a drastic change of life (divorce!) Forced me to choose to give up my shares to my now ex and invent a new life.

Italy does not offer many opportunities, it is well known and I was left without a stable job, at 41 years old and with my work experience done almost entirely on my own.

At some point, perhaps by chance, I started teaching English. I never thought I was good. Instead I am! Indeed, it seems, I convey my knowledge in such a convincing way (perhaps I am the last to be convinced of it !!), that in the last period I am dedicating myself to training to teach even more: Pilates.

I am now 51 years old, although I insist on feeling like 27. I have many passions, an immense dose of optimism (perhaps due to the fact that I found myself facing and overcoming an important health problem, of those which do not let you get up from the hospital bed anymore ), a sense of joy and gratitude to the world, people, beautiful things, my family. I believe this is what Silvia sees in me.

A total openness to life, which takes you where she wants and of which you must welcome everything with curiosity.

A dose of considerable unconsciousness and sometimes the fear of not having a certain future becomes great, but what can I do, if not continue to see the glass half full?

After thirty years we are what we want to be. I mean, as people. Then, of course, I think I would have liked to continue to have my own small publishing house, but I met many wonderful people, teaching.

My life, in the end, is richer and more lively like this.

Never give up!”

NDR Do you agree with me on the choice of the title after reading her words?? ?

Pourquoi cette fois le titre de la publication n’est “que” son nom? Voici la raison de mon choix: Olga m’a toujours fait évoquer l’idée d’une femme forte et coriace et mon professeur d’espagnol au baccalauréat avec son nom et sa personnalité a renforcé cette combinaison en moi. Et puis Vittoria, oui Vittoria, parce que vous le lirez: elle n’a jamais abandonné, elle est restée douce, positive et proactive malgré les difficultés. Elle inspire toujours quelque chose de nouveau, quelque chose de plus. C’est pourquoi Vittoria la représente très bien!

“Lorsque Silvia m’a demandé de lui envoyer quelques lignes sur mon expérience en tant que freelance, j’ai répondu instinctivement que je n’avais pas envie de revenir à la cible. Que je ne considérais pas ma vie professionnelle comme exemplaire et qu’en fait je ne pensais pas que cela pouvait être intéressant pour les autres.

Mais Silvia connaît peut-être mieux que moi quelques détails, peut-être des talents, ou en tout cas mes particularités et a insisté pour que je parle un peu de moi.

Alors … je me présente, je suis Olga, j’habite à Rome et par choix je suis diplômé en littérature et je cherchais une vie professionnelle indépendante. Pendant 11 ans, j’ai occupé tous les postes possibles dans une mini maison d’édition et un studio graphique que j’ai fondé avec mon petit ami de l’époque. Grande satisfaction pour la qualité de nos propositions, beaucoup d’attention de la presse, de nombreux clients, bref mon métier m’a aimé et je l’aimais tellement.

Cependant, un changement radical de vie (divorce!) M’a forcé à choisir de vendre mes actions à mon ex maintenant et d’inventer une nouvelle vie.

L’Italie ne donne pas beaucoup d’opportunités, c’est bien connu et je me suis retrouvé sans emploi stable, à 41 ans et avec une expérience de travail presque entièrement réalisée par vous-même.

À un moment donné, peut-être par hasard, j’ai commencé à enseigner l’anglais. Je n’ai jamais pensé que j’étais bon. Au contraire, ils le sont. En effet, il me semble, je transmets mes connaissances de manière si convaincante (peut-être suis-je le dernier à en être convaincu !!), que dans la dernière période je me consacre à une formation pour enseigner encore plus: le Pilates.

J’ai maintenant 51 ans, bien que j’insiste pour en entendre 27. J’ai beaucoup de passions, une immense dose d’optimisme (peut-être dû au fait que je me suis retrouvé confronté et surmonté un problème de santé important, de ceux qui ne se lèvent plus du lit d’hôpital) ), un sentiment de joie et de gratitude envers le monde, les gens, les belles choses, ma famille. Je crois que c’est ce que Silvia voit en moi.

Une ouverture totale à la vie, qui vous emmène où elle veut et dont vous devez tout accueillir avec curiosité.

Une dose d’inconscience considérable et parfois la peur de ne pas avoir un certain avenir devient grande, mais que puis-je faire, sinon continuer à voir le verre à moitié plein?

Après trente ans, nous sommes ce que nous voulons être. Je veux dire, en tant que personnes. Ensuite, bien sûr, je pense que j’aurais aimé continuer d’avoir ma propre petite maison d’édition, mais j’ai rencontré beaucoup de gens merveilleux, enseignant.

Au final, ma vie est plus riche et plus vivante comme ça.

N’abandonnez jamais!”

NDR Êtes-vous d’accord avec moi sur le choix du titre après avoir lu ses mots ?? ?

¿Por qué esta vez el título de la publicación es “solo” su nombre? Aquí está la razón de mi elección: Olga siempre me ha hecho evocar la idea de una mujer fuerte y dura y mi profesora de español en la licenciatura con su nombre y personalidad ha fortalecido esta combinación en mí. Y luego Vittoria, sí Vittoria, porque lo leerás: ella nunca se rindió, se mantuvo dulce, positiva y proactiva a pesar de las dificultades. Ella siempre inspira algo nuevo, algo más. ¡Por eso Vittoria la representa muy bien!

“Cuando Silvia me pidió que le enviara algunas líneas sobre mi experiencia como freelance, instintivamente respondí que no tenía ganas de volver al objetivo. Que mi vida laboral básicamente no lo consideraba ejemplar y que, de hecho, no pensaba que pudiera ser interesante para otros.

Pero Silvia quizás conoce mejor que yo algunos detalles, tal vez talentos, o en cualquier caso mis particularidades, e insistió en que le contara un poco sobre mí.

Entonces … me presento, soy Olga, vivo en Roma y por elección me gradué en Literatura y busqué una vida laboral independiente. Durante 11 años he ocupado todos los puestos de trabajo posibles en una mini editorial y estudio gráfico que fundé junto con mi novio de la época. Gran satisfacción por la calidad de nuestras propuestas, tanta atención por parte de la prensa, muchos clientes, en resumen, mi trabajo me quiso y lo quise mucho.

Sin embargo, un cambio drástico de vida (¡divorcio!) Me obligó a elegir renunciar a mis acciones a mi ahora ex e inventar una nueva vida.

Italia no da muchas oportunidades, es bien sabido y me quedé sin un trabajo estable, a los 41 años y con mi experiencia laboral casi por completo solo.

En algún momento, quizás por casualidad, comencé a enseñar inglés. Nunca pensé que era bueno. En cambio lo son. De hecho, parece que transmito mis conocimientos de una manera tan convincente (¡tal vez soy el último en estar convencido de ello!), Que en el último período me dedico a entrenar para enseñar aún más: Pilates.

Ahora tengo 51 años, aunque insisto en escuchar 27. Tengo muchas pasiones, una inmensa dosis de optimismo (quizás debido al hecho de que me encontré enfrentando y superando un importante problema de salud, de aquellos que ya no se levantan de la cama del hospital ), una sensación de alegría y gratitud hacia el mundo, las personas, las cosas bellas, mi familia. Creo que esto es lo que Silvia ve en mí.

Una apertura total a la vida, que te lleva a donde ella quiere y de la que debes acoger todo con curiosidad.

Una dosis de considerable inconsciencia y, a veces, el miedo a no tener un futuro determinado se vuelve grande, pero ¿qué puedo hacer si no sigo viendo el vaso medio lleno?

Después de treinta años somos lo que queremos ser. Quiero decir, como personas. Entonces, por supuesto, creo que me hubiera gustado seguir teniendo mi propia pequeña editorial, pero conocí a muchas personas maravillosas que enseñaban.

Al final, mi vida es más rica y más viva como esta.

¡Nunca te rindas!”

NDR ¿Estás de acuerdo conmigo en la elección del título después de leer sus palabras? ?

Buongiorno Silvia,

mi fa piacere raccontarti la mia storia…

Ho conosciuto il mondo del lavoro da quando avevo 11 anni sui cantieri edili con mio padre presso la sua piccola impresa edile. Durante questa avventura mentre i miei compagni di scuola il periodo delle vacanze estive andavano al mare io “aiutavo” mio padre guadagnandomi un mini stipendio il quale mi ha permesso di comprarmi il mio primo ciclomotore motorino in gergo) da solo.

Successivamente Ho iniziato a fare il Barista e in contemporanea il Cameriere da quando avevo 16 anni e sono riuscito a comprarmi anche la mia prima macchina da solo.( grande soddisfazione)

All’età di 18 anni sono entrato alla SDA Corriere espresso dove ho iniziato a vedere diverse nuove realtà ed ho iniziato a incontrare i primi business Man… dopo la Sda sono passato alla DHL corriere espresso e poi ho avuto un’occasione… il famoso treno di cui molti parlano. Ti Assicuro che i treni nella vita sono tanti e L importante è prenderne più possibili…

Per diventare un imprenditore o iniziare un percorso da imprenditore devi avere Ben chiari gli obiettivi… quello che vuoi essere… Quello che vuoi fare… Quello che vuoi avere… E In quanto tempo lo vuoi avere… Bisogna essere Ambiziosi… Credere in se stessi… Prendere spunti da Imprenditori con la i maiuscola… Come hanno fatto loro? Cosa posso fare io per essere come loro?

Ricerche, approfondire curiosità, cercare di imitare personaggi del genere… …Sapere è Potere... Quando si hanno chiari i propri obiettivi a quel punto la cosa più importante è IL PRIMO PASSO VERSO IL SUCCESSO… Attenzione per successo non si intende avere un conto corrente milionario… ma raggiungere il proprio obiettivo Qualsiasi esso sia…

Ma ora torniamo a Noi e al mio primo successo/treno: Se c è una cosa che ti permette di aprire infinite porte nella vita è la serietà, la sincerità e la correttezza verso il prossimo.

Ho aperto la mia prima attività nel Febbraio 2011 (all’età di 24 anni) a Roma: Una piccola pizzeria a taglio di circa 100 mq denominata American Pizza (questo per dimostrare il mio infinito amore per L’America) la quale tu conosci bene perché eri una mia Cliente… L’ho acquistata pagandola a Rate al proprietario… Ho venduto un’autovettura che avevo per 15.000€ e con questo macro capitale ed Una Stretta Di mano sono riuscito a prenderla… Chi me L’ha venduta mi conosceva e sapeva che ci tenevo alla parola data e qualora non avessi potuto più pagare gliel’avrei restituita perdendo quello che avevo investito. Accettò.

Dopo 2 anni di attività nel 2013 avevo bisogno di nuovi stimoli ed Ho aperto il Mio primo Autosalone a Roma… devo dire che tutte e due le imprese mi tenevano molto impegnato ma allo stesso tempo mi soddisfacevano tanto…

Fino a quando ho conosciuto alcuni imprenditori che mi hanno aperto un mondo. Come dicevo prima, è sempre grazie a qualcuno che si prende spunto… Lo si imita per poter arrivare ad un traguardo… Ho iniziato questo mio nuovo percorso imprenditoriale come Consulente Aziendale sul mercato nonostante la forte crisi economica presente ancora oggi…

Aprivo la mattina la Pizzeria… poi correvo ad aprire L autosalone e poi facevo il giro di appuntamenti presso i miei nuovi clienti come consulente aziendale. Ovviamente da lì a poco, tempo di capire che questa mia nuova attività necessitava di più impegno, ho venduto la pizzeria e l’autosalone…

Con questa nuova attività Ho continuato a conoscere tanti altri grandi imprenditori, professionisti, consulenti E ti devo dire che da ognuno di loro ho appreso qualcosa… quel qualcosa che mi è tornato molto utile nel lavoro e nella vita in generale… da tutti si impara qualcosa Anche da un bambino. Non bisogna mai dare nulla per scontato...

Ad oggi dal 2016 Offro la mia consulenza a circa 70 Imprenditori, mi dedico all’edilizia, Ho aperto un Bar vicino al Vaticano e ho una società di Autonoleggio

Vivo di stimoli, Non sono una persona che si accontenta Ma tutti i traguardi che ho raggiunto sono anche merito dei collaboratori che ho vicino

Ora Il mio prossimo grande obiettivo è trasferirmi negli Stati Uniti… E iniziare nuove realtà…

La vita non sono i 100 metri di scatto… la vita è una Maratona…

 

Good morning Silvia,

I’m glad to tell you my story …

I have known the world of work since I was 11 on construction sites with my father at his small construction company. During this adventure while my schoolmates went to the beach during the summer holidays, I “helped” my father by earning a mini salary which allowed me to buy my first moped with my own money.

Then I started to work as a bartender and at the same time as a waiter since I was 16 years old and I arrived to buy my first car again on my own. (Great satisfaction)

At the age of 18 I entered the SDA Corriere espresso (courier company) where I started seeing several new realities and I started meeting the first business Men … after the SDA I went to the DHL express courier and then I had an opportunity .. the famous “train” that many talk about. I assure you that there are many trains in life and the important thing is to take as many as possible …

To become an entrepreneur or start an entrepreneur’s journey you must have clear objectives … what you want to be … What you want to do … What you want to have … E How long do you want to have it … You have to be ambitious … believe in yourself … take ideas from other successful entrepreneurs..

Ask yourself: how did they do it? What can I do to be like them?

Research, deepen curiosity, try to imitate such characters … … Knowledge is Power … When you have your goals clear at that point the most important thing is THE FIRST STEP TOWARDS SUCCESS … Attention for success; you do not intend to have a millionaire checking account … but to achieve your goal Whatever it is …

But now let’s go backward to my first success and “train opportunity”: If there is one thing that allows you to open infinite doors in life, it is your seriousness, sincerity and correctness towards others.

I opened my first company in February 2011 (at the age of 24) in Rome: A small pizzeria of about 100 square meters called American Pizza (this to demonstrate my infinite love for America) which you know well because you were a customer of mine … I bought it by paying it in installments to the owner … I sold a car I had for € 15,000 and with this macro capital and a handshake I managed to take it … The owner knew me and knew that I cared about the word given and if I could not pay anymore I would have given it back to him, losing what I had invested. He accepted so I started the pizzeria.

After 2 years of activity in 2013 I needed new incitements and I opened my first car showroom in Rome … I must say that both companies kept me very busy but at the same time they satisfied me a lot …

Then I met some entrepreneurs who opened a world to me: I started my new entrepreneurial career as a Business Consultant on the market despite the strong economic crisis still present today ..

I opened the Pizzeria in the morning … then I ran to open the car showroom and then made the round of appointments with my new customers as a business consultant. Obviously shortly thereafter, time to understand that this new business of mine needed more effort, I sold the pizzeria and the car showroom …

With this new activity I have continued to meet many other great entrepreneurs, professionals, consultants And I must tell you that from each of them I learned something … that something that came back to me very useful in work and in life in general … from everyone you can learn something, even from a child. You should never take anything for granted …

So since 2016 I have been offering my advice to about 70 entrepreneurs, I dedicate myself to construction, I opened a bar near the Vatican City and I own a car rental company

… I live with incitemenrs, I am not a person who is satisfied and that’s it

All the goals I have achieved are also thanks to the collaborators I have close…

Now My next big goal is to move to the United States … And start new realities …

Life is not the 100 meters shot … life is a Marathon …

Bonjour Silvia,

Je suis content de vous raconter mon histoire …

Je connais le monde du travail depuis mes 11 ans sur les chantiers de construction avec mon père dans sa petite entreprise de construction. Au cours de cette aventure alors que mes camarades de classe allaient à la plage pendant les vacances d’été, j’ai “aidé” mon père en gagnant un mini salaire qui m’a permis d’acheter mon premier cyclomoteur seul.

Par la suite, j’ai commencé à travailler comme barman et en même temps comme serveur depuis l’âge de 16 ans et j’ai réussi à acheter ma première voiture par moi-même. (Grande satisfaction)

À l’âge de 18 ans, je suis entré dans l’espresso SDA Corriere où j’ai commencé à voir plusieurs nouvelles réalités et j’ai commencé à rencontrer le premier homme d’affaires … après le SDA, je suis allé au courrier express DHL, puis j’ai eu l’occasion.. le fameux “train” dont beaucoup parlent. Je vous assure qu’il y a beaucoup de trains dans la vie et l’important est d’en prendre autant que possible …

Pour devenir entrepreneur ou commencer le parcours d’un entrepreneur, vous devez avoir des objectifs clairs … ce que vous voulez être … Ce que vous voulez faire … Ce que vous voulez avoir … E Combien de temps voulez-vous l’avoir … Il faut être ambitieux … croire en soi … prendre des idées d’entrepreneurs grandiuex … Comment ont-ils fait? Que puis-je faire pour être comme eux?

Rechercher, approfondir la curiosité, essayer d’imiter de tels personnages … … La connaissance c’est le pouvoir … Lorsque vos objectifs sont clairs à ce stade, la chose la plus importante est LA PREMIÈRE ÉTAPE VERS LE SUCCÈS … Attention au succès vous n’avez pas l’intention d’avoir un compte courant millionnaire … mais pour atteindre votre objectif Quoi qu’il en soit

Mais revenons maintenant à Nous et à mon premier succès / train: s’il y a une chose qui vous permet d’ouvrir des portes infinies dans la vie, c’est le sérieux, la sincérité et la justesse envers les autres.

J’ai ouvert ma première entreprise en février 2011 (à l’âge de 24 ans) à Rome: une petite pizzeria d’environ 100 mètres carrés appelée American Pizza (ceci pour démontrer mon amour infini pour l’Amérique) que vous connaissez bien parce que vous étiez une de mes clients … Je l’ai acheté en le payant par versements au propriétaire … J’ai vendu une voiture que j’avais pour 15 000 € et avec ce capital macro et une poignée de main j’ai réussi à le prendre … Le propriétaire me connaissait et savait que je tenais à la parole donnée et si je ne pouvais plus payer, je l’aurais rendu, perdant ce que j’avais investi. Il a accepté.

Après 2 ans d’activité en 2013 j’avais besoin de nouveaux stimuli et j’ai ouvert mon premier showroom automobile à Rome … Je dois dire que les deux sociétés m’ont beaucoup occupé mais en même temps elles m’ont beaucoup satisfait …

Jusqu’à ce que je rencontre des entrepreneurs qui m’ont ouvert un monde. Comme je l’ai déjà dit, c’est toujours grâce à quelqu’un qui prend le signal … C’est imité de pouvoir atteindre un objectif … J’ai commencé ma nouvelle carrière entrepreneuriale en tant que Business Consultant sur le marché malgré la forte crise économique toujours présente aujourd’hui .. .

J’ai ouvert la pizzeria le matin … puis j’ai couru pour ouvrir le showroom automobile et j’ai ensuite pris rendez-vous avec mes nouveaux clients en tant que consultant commercial. Évidemment peu de temps après, le temps de comprendre que cette nouvelle entreprise nécessitait plus d’efforts, j’ai vendu la pizzeria et le showroom automobile …

Avec cette nouvelle activité, j’ai continué à connaître de nombreux autres grands entrepreneurs, professionnels, consultants Et je dois vous dire que de chacun d’eux j’ai appris quelque chose … cette chose qui m’est revenue très utile au travail et dans la vie en général … de tout le monde apprend quelque chose même d’un enfant. Vous ne devriez jamais rien prendre pour acquis …

A ce jour depuis 2016 j’offre mes conseils à environ 70 entrepreneurs, je me consacre à la construction, j’ai ouvert un bar près du Vatican et j’ai une société de location de voiture

… Je vis avec des incitations, je ne suis pas une personne satisfaite Mais tous les objectifs que j’ai atteints sont aussi grâce aux collaborateurs que j’ai proches …

Maintenant, mon prochain grand objectif est de déménager aux États-Unis … Et de commencer de nouvelles réalités …

La vie n’est pas le coup de 100 mètres … la vie est un marathon …

Buenos dias silvia

Me alegra contarte mi historia …

Conozco el mundo del trabajo desde que tenía 11 años en obras de construcción con mi padre en su pequeña empresa de construcción. Durante esta aventura, mientras mis amigos de la escuela iban a la playa durante el período de vacaciones de verano, “ayudé” a mi padre y gané un mini salario, lo que me permitió comprar mi primer scooter de ciclomotor.

Posteriormente comencé a trabajar como cantinero y al mismo tiempo como camarero desde que tenía 16 años y logré comprar mi primer auto por mi cuenta. (Gran satisfacción)

A los 18 años entré en el SDA Corriere espresso donde comencé a ver varias realidades nuevas y comencé a conocer al primer hombre de negocios … después del SDA fui al servicio de mensajería urgente de DHL y luego tuve la oportunidad … El famoso “tren” del que muchos hablan. Te aseguro que hay muchos “trenes” en la vida y lo importante es tomar tantos como sea posible

Para convertirte en emprendedor o comenzar una carrera como emprendedor debes tener objetivos claros … lo que quieres ser … lo que quieres hacer … lo que quieres tener ... y cuánto tiempo quieres tenerlo … Tienes que ser ambicioso … creer en ti mismo … seguir las indicaciones de los empresarios mejores … ¿Cómo lo hicieron? ¿Qué puedo hacer para ser como ellos?

Investigue, profundice la curiosidad, trate de imitar a esos personajes … … El conocimiento es poder … Cuando tenga sus objetivos claros en ese momento, lo más importante es EL PRIMER PASO HACIA EL ÉXITO … Atención para el éxito no tiene la intención de tener una cuenta corriente millonaria … pero para lograr su objetivo Sea lo que sea …

Pero ahora volvamos a Nosotros y mi primer éxito / tren: si hay una cosa que le permite abrir puertas infinitas en la vida, es la seriedad, la sinceridad y la corrección hacia los demás.

Abrí mi primer negocio en febrero de 2011 (a la edad de 24 años) en Roma: una pequeña pizzería de unos 100 metros cuadrados llamada American Pizza (esto para demostrar mi amor infinito por América) que conoces bien porque eras una cliente mía… Lo compré pagándolo en cuotas al propietario … Vendí un automóvil que tenía por € 15,000 y con este macro capital y un apretón de manos logré tomarlo … Quién me lo vendió, me conocía y sabía que me importaba la palabra dada, y si ya no podía pagar, se la habría devuelto, perdiendo lo que había invertido. Él aceptó.

Después de 2 años de actividad en 2013, necesitaba nuevos estímulos y abrí mi primera sala de exposición de automóviles en Roma … Debo decir que ambas compañías me mantuvieron muy ocupado pero al mismo tiempo me satisficieron mucho …

Hasta que conocí a algunos emprendedores que me abrieron un mundo. Como dije antes, siempre es gracias a alguien que toma el ejemplo … Se imita para poder alcanzar una meta … Comencé mi nueva carrera empresarial como Consultor de Negocios en el mercado a pesar de la fuerte crisis económica que todavía existe hoy..

Abrí la pizzería por la mañana … luego corrí para abrir la sala de exposición de automóviles y luego hice la ronda de citas con mis nuevos clientes como consultor comercial. Obviamente, poco después, tiempo para comprender que este nuevo negocio mío necesitaba más esfuerzo, vendí la pizzería y la sala de exposición de automóviles …

Con esta nueva actividad, he seguido conociendo a muchos otros grandes emprendedores, profesionales, consultores. Y debo decirles que de cada uno de ellos aprendí algo … algo que me resultó muy útil en el trabajo y en la vida en general … de todo el mundo puedes aprender algo, incluso de un niño. Nunca debes dar nada por sentado …

Hasta la fecha desde 2016 ofrezco mi consejo a unos 70 empresarios, me dedico a la construcción, abrí un bar cerca del Vaticano y tengo una empresa de alquiler de autos

… Vivo con estímulos, no soy una persona satisfecha, pero todos los objetivos que he logrado también son gracias a los colaboradores que tengo cerca …

Ahora mi próximo gran objetivo es mudarme a los Estados Unidos … y comenzar nuevas realidades …

La vida no es el tiro de 100 metros … la vida es un maratón …

    • Quali sono gli elementi, i momenti, i dettagli che ti rendono soddisfatta e disposta a rinnovare ogni anno la tua decisione di diventare un’allenatrice di pallavolo?

    o Adoro davvero far parte di una squadra. Sostanzialmente aiutandoci a vicenda a sviluppare e progredire verso il successo di tutto il team. Una delle cose più soddisfacenti è guardare lo sviluppo di una ragazza come atleta e persona. Lo sport insegna molto oltre le capacità atletiche. Sviluppa etica del lavoro, determinazione, collaborazione, comunicazione efficace, problem solving e pensiero critico.

    • Come è nata questa professione dentro di te?

    o Fin da giovane, ho adorato essere attiva e all’aperto. Ero in terza media, quando ho visto mio fratello maggiore inseguire un posto nella sua squadra di pallavolo del liceo. Ho preso una palla per imitarlo e il resto è storia. Io e mia sorella gemella abbiamo giocato insieme per tutta l’estate e poi iniziato a scuola e in squadre di club. Giocare al college non era minimamente il mio pensiero fino a quando un mio allenatore di club non me l’ha proposto. E proprio così, la scintilla è scattata e la pallavolo è stata un fattore trainante nella mia vita da allora. Ho avuto così tante porte aperte personalmente e professionalmente grazie al mio coinvolgimento con la pallavolo. Ho ricevuto un’istruzione universitaria gratuita, ho viaggiato in tutto il mondo e ho un lavoro retribuito che mi ha permesso di vivere sull’isola più remota del mondo. Per non parlare di tutti i fantastici amici e atleti stimolanti che ho incontrato lungo la strada.

    • Puoi per favore elencare le età, il tipo di scuole e le leghe che hai nel tuo curriculum?

    o Ufficialmente, ho allenato dai bambini di 5 anni fino agli atleti del college di oltre 15 anni. Ufficiosamente, mi alleno e lavoro con gli adulti; alcuni principianti e altri ex professionisti e atleti universitari che amano solo allenarsi. Attraverso questa formazione, ho avuto la fortuna di avere opportunità di giocare a livello pro e semi-pro, a livello nazionale e internazionale.

    o Hawaii Pacific University, Assistente allenatore di pallavolo femminile – 2 anni

    o Hawaii Pacific University, Allenatore assistente pallavolo femminile – 3 anni

    o Hawaii Pacific University, Assistente volontario di pallavolo femminile – 1 anno

    o Outrigger Canoe Club, Girl’s Beach Volleyball Club, Assistant Coach – 4 anni

    o Extreme Fitness Club, Fondamentals Volleyball Clinics, Assistant Coach – 3 anni

    o Scuola superiore di Southside, Pallavolo femminile, Allenatore di pallavolo capo Freshman – 2 anni

    o Three Rivers Volleyball Club, Head Coach 14s Girls – 2 anni

    • Quanto è diverso allenare persone di età diverse e in che modo?

    o Wow, è abbastanza diverso allenare persone di età diverse! Anche solo un paio d’anni tra gli 11 e i 13 ci può essere un bel cambiamento di personalità, quindi un differente approccio di coaching. Gran parte di ciò ha a che fare con il livello di maturità e la capacità di prestare attenzione. Oltre all’età, le personalità individuali fanno una grande differenza nell’approccio del coaching. Ad alcuni bambini piace essere spronati e altri hanno bisogno di una più leggera spinta. Con i bambini in età scolare, il divertimento e la sfida di istruirli sono trovare modi per renderli divertenti e impegnarli. Le esercitazioni sono molto più semplici e si concentrano sulle abilità motorie di base rispetto a tecniche o strategie complesse. Naturalmente, usiamo la palla e tutti gli altri strumenti in modi divertenti per stimolarli. I bambini delle scuole medie sono molto entusiasti. Alcuni stanno giocando solo per divertirsi e altri vogliono davvero imparare e sviluppare abilità. La sfida è trovare modi per fare entrambe queste cose e mantenere entrambi i gruppi coinvolti. Lo sviluppo specifico di alcune abilità e tecniche può essere abbastanza noioso con l’esercizio ripetitivo della memoria muscolare. Quindi, dobbiamo mescolarlo con esercizi divertenti. E poi ci sono gli atleti delle superiori e dei college. Al liceo ci sono ancora alcuni ragazzi che approcciano lo sport con naturale capacità atletica. Al college, gli atleti sono controllati e solo quelli disposti a fare il duro lavoro fanno la squadra. Il mio approccio al coaching personale è un po’ rilassato. Non urlo o spingo molto forte. Mi piace invece concentrarmi su tecnica e strategia. Faccio sapere alle ragazze cosa ci si aspetta e cosa possono fare per raggiungere i loro obiettivi.

    • C’è un ricordo specifico sull’allenamento che vuoi condividere con Latedeschi.com?

    o Molti dei ricordi da allenatrice sono legati a momenti vissuti fuori dal campo. Ricordo i viaggi su strada, tutte le cene di squadra e i pasti pre-partita. Il tempo trascorso fuori dal campo è ciò che unisce davvero la squadra come famiglia. In particolare, mi fa piacere condividere la nostra tradizione in HPU, dove tutti ci sediamo in cerchio e condividiamo qualcosa di buono che apprezziamo di un altro compagno di squadra. Questo momento può diventare davvero personale ed emotivo. Sul campo, i ricordi più belli sono i momenti in cui i bambini fanno giochi, esercizi, scherzano e si divertono. Il campo è il posto dove tutto il loro duro lavoro dalla pratica si traduce in un gioco fantastico.

     

  • Which are the elements, the moments, the details that make you satisfied and willing to renew every year your decision to be a volleyball coach?
    • I truly love being part of a team. Essentially helping one another develop and progress towards success of the whole team.  One of the most satisfying things is watching the development of a girl as an athlete and person. Sports teach so much more than athletic skills.  It develops work ethic, determination, collaboration, effective communication, problem solving and critical thinking.
  • How this profession has born inside you?
    • From a young age, I loved being active and outdoors. I was in 8th grade, when I saw my big brother pursue a place on his high school volleyball team.  I picked up a ball, and the rest is history.  My twin sister and I would play together all summer long and began playing in school as well as on club teams.  Playing in college wasn’t the faintest thought until a club coach of mine mentioned it. And just like that, the spark was lit and volleyball has been a driving factor in my life since.  I have had so many doors open personally and professionally because of my involvement with volleyball.  I got a college education for free, travelled around the world, and have gainful employment allowing me to live on the most remote island in the world.  Not to mention all the amazing friends and inspiring athletes I’ve met along the way.
  • Can you please list the ages, the kind of schools and leagues you have in you resumè?
    • Officially, I have coached primary children from 5 years old all the way up to college athletes for over 15 years. Unofficially, I also train and work with adults; some novice and others former professionals and collegiate athletes that just like to train.  Through this training, I was fortunate to have opportunities to play at the pro and semi-pro levels, domestically and internationally.
    • Hawaii Pacific University, Women’s Volleyball Assistant Coach – 2 years
    • Hawaii Pacific University, Women’s Volleyball Graduate Assistant Coach – 3 years
    • Hawaii Pacific University, Women’s Volleyball Volunteer Assistant Coach – 1 year
    • Outrigger Canoe Club, Girl’s Beach Volleyball Club, Assistant Coach – 4 years
    • Extreme Fitness Club, Fundamentals Volleyball Clinics, Assistant Coach – 3 years
    • Southside Highschool, Women’s Volleyball, Freshman Head Volleyball Coach – 2 years
    • Three Rivers Volleyball Club, 14s Girls Head Coach – 2 years
  • How different is to coach different ages and in which way?
    • Wow, it is quite different coaching different ages. Even between a couple of years from 11 to 13 there can be quite the change of personality, therefore coaching approach.  Much of this has to do with maturity level and ability to pay attention.  In addition to age, individual personalities make a big difference in coaching approach.  Some kids like to be pushed and others need more of a gentle nudge.  With young, primary school age children the fun and challenge of coaching them is finding ways to make it fun and keeping them engaged.  The drills are much simpler and focus on basic motor skills versus complex technique or strategy.  Of course, we use the ball and equipment in fun ways to develop this.  Middle school children are very enthusiastic.  Some are playing just to have fun and others really want to learn and develop skill.  The challenge is finding ways to do both these things and keep both groups engaged.  Specific development of certain skills and techniques can be quite boring with repetitive muscle memory exercise. So, we must mix this in with fun drills.  Then you have high school and college age athletes.  In high school there are still a few kids that holding on to the sport with natural athletic ability.  In college, athletes are vetted and only those willing to do the hard work make the team.  My personal coaching approach is a bit laid back. I do not yell or push very hard.  Instead, I enjoy focusing on technique and strategy.  I let the girls know what is expected and what they can do to achieve their goals.
  • Is there a specific memory about coaching you want to share?
    • Many of the memories with coaching happen off the court. I remember the road trips, all the team dinners and pre-game meals.  The time spent off the court is what really brings the team together as a family. Specifically, I remember our tradition at HPU where we all sit in a circle and share something good that we appreciate about another teammate.  It can get quite personal and emotional.  On the court, I love the times where kids have break out games.  Where all their hard work from practice translates to an amazing game.  One of our liberos, (defensive specialist) had such a moment in the beginning of her senior year where she had a record number of digs and took the starting position for the rest of the season.

  • Quels sont les éléments, les moments, les détails qui vous rendent satisfaite et désireuse de renouveler chaque année votre décision d’être entraîneur de volleyball?

o J’aime vraiment faire partie d’une équipe. S’aider essentiellement à se développer et à progresser vers le succès de toute l’équipe. L’une des choses les plus satisfaisantes est d’observer le développement d’une fille en tant qu’athlète et personne. Les sports enseignent bien plus que les compétences athlétiques. Il développe l’éthique du travail, la détermination, la collaboration, une communication efficace, la résolution de problèmes et la pensée critique.

  • Comment ce métier est né en vous?

o Dès mon jeune âge, j’ai adoré être active et en plein air. J’étais en 8e année, quand j’ai vu mon grand frère chercher une place dans son équipe de volley-ball au lycée. J’ai ramassé une balle et le reste appartient à l’histoire. Ma sœur jumelle et moi jouions ensemble tout l’été et avons commencé à jouer à l’école ainsi que dans les équipes de club. Jouer à l’université n’était pas la moindre pensée jusqu’à ce qu’un de mes entraîneurs de club le mentionne. Et juste comme ça, l’étincelle a été allumée et le volley-ball a été un facteur moteur dans ma vie depuis. J’ai eu tellement de portes ouvertes personnellement et professionnellement à cause de mon implication avec le volleyball. J’ai obtenu une éducation universitaire gratuitement, j’ai voyagé à travers le monde et j’ai un emploi rémunéré me permettant de vivre sur l’île la plus éloignée du monde. Sans oublier tous les amis incroyables et les athlètes inspirants que j’ai rencontrés en cours de route.

  • Pouvez-vous s’il vous plaît énumérer les âges, le type d’écoles et de ligues que vous avez en votre CV?

Officiellement, j’ai entraîné des enfants du primaire à partir de 5 ans jusqu’à des athlètes universitaires pendant plus de 15 ans. Officieusement, je m’entraîne également et travaille avec des adultes; certains novices et d’autres anciens professionnels et athlètes collégiaux qui aiment juste s’entraîner. Grâce à cette formation, j’ai eu la chance d’avoir l’opportunité de jouer aux niveaux pro et semi-pro, au niveau national et international.

o Hawaii Pacific University, entraîneur adjoint de volleyball féminin – 2 ans

o Hawaii Pacific University, entraîneur adjoint diplômé de volleyball féminin – 3 ans

o Hawaii Pacific University, entraîneure adjointe bénévole pour le volleyball féminin – 1 an

o Outrigger Canoe Club, Girl’s Beach Volleyball Club, Assistant Coach – 4 ans

o Extreme Fitness Club, Fundamentals Volleyball Clinics, Assistant Coach – 3 ans

o Southside Highschool, volleyball féminin, entraîneur de première année de volleyball – 2 ans

o Three Rivers Volleyball Club, 14s Girls Head Coach – 2 ans

  • En quoi est-ce différent de coacher différents âges et de quelle manière?

o Wow, chaque entraînement est très différent selon les âges. Même entre quelques années, de 11 à 13 ans, il peut y avoir tout à fait un changement de personnalité, donc une approche de coaching. Une grande partie de cela a à voir avec le niveau de maturité et la capacité de faire attention. En plus de l’âge, les personnalités individuelles font une grande différence dans l’approche de coaching. Certains enfants aiment être poussés et d’autres ont besoin d’un léger coup de pouce. Avec de jeunes enfants en âge d’aller à l’école primaire, le plaisir et le défi de les coacher sont de trouver des moyens de rendre le jeu amusant et de les garder engagés. Les exercices sont beaucoup plus simples et mettent l’accent sur les habiletés motrices de base par rapport à une technique ou une stratégie complexe. Bien sûr, nous utilisons le ballon et l’équipement de manière ludique pour développer cela. Les collégiens sont très enthousiastes. Certains jouent juste pour s’amuser et d’autres veulent vraiment apprendre et développer des compétences. Le défi consiste à trouver des moyens de faire ces deux choses et de maintenir l’engagement des deux groupes. Le développement spécifique de certaines compétences et techniques peut être assez ennuyeux avec des exercices de mémoire musculaire répétitifs. Donc, nous devons mélanger cela avec des exercices amusants. Ensuite, vous avez des athlètes d’âge secondaire et collégial. Au lycée, il y a encore quelques enfants qui s’accrochent au sport avec des capacités athlétiques naturelles. Au collège, les athlètes sont contrôlés et seuls ceux qui sont prêts à travailler dur font partie de l’équipe. Mon approche de coaching personnel est un peu décontractée. Je ne crie ni ne pousse très fort. Au lieu de cela, j’aime me concentrer sur la technique et la stratégie. Je fais savoir aux filles ce qui est attendu et ce qu’elles peuvent faire pour atteindre leurs objectifs.

  • Y a-t-il un souvenir spécifique du coaching que vous souhaitez partager?

o Beaucoup de souvenirs avec le coaching se produisent hors du terrain. Je me souviens des voyages en voiture, de tous les dîners d’équipe et des repas d’avant-match. Le temps passé hors du court est ce qui rassemble vraiment l’équipe en famille. Plus précisément, je me souviens de notre tradition à HPU où nous nous asseyons tous en cercle et partageons quelque chose de bien que nous apprécions chez un autre coéquipier. Cela peut devenir assez personnel et émotionnel. Sur le terrain, j’adore les moments où les enfants jouent à des jeux. Où tout leur travail acharné de la pratique se traduit par un jeu incroyable. Une de nos libéro (spécialiste défensive) a connu un tel moment au début de sa dernière année où elle a réalisé un nombre record de fouilles et a pris la position de départ pour le reste de la saison.

 

  • ¿Cuáles son los elementos, los momentos, los detalles que te hacen sentir satisfecho y dispuesto a renovar cada año tu decisión de ser entrenador de voleibol?

o Realmente me encanta ser parte de un equipo. Esencialmente ayudándonos mutuamente a desarrollar y progresar hacia el éxito de todo el equipo. Una de las cosas más satisfactorias es observar el desarrollo de una niña como atleta y persona. Los deportes enseñan mucho más que las habilidades atléticas. Desarrolla ética de trabajo, determinación, colaboración, comunicación efectiva, resolución de problemas y pensamiento crítico.

  • ¿Cómo ha nacido esta profesión dentro de ti?

o Desde muy joven, me encantaba estar activo y al aire libre. Estaba en octavo grado, cuando vi a mi hermano mayor buscar un lugar en su equipo de voleibol de la escuela secundaria. Recogí una pelota, y el resto es historia. Mi hermana gemela y yo jugábamos juntas todo el verano y comenzamos a jugar en la escuela y en los equipos del club. Jugar en la universidad no era lo peor hasta que un entrenador del club lo mencionó. Y así, la chispa se encendió y el voleibol ha sido un factor determinante en mi vida desde entonces. He tenido tantas puertas abiertas personal y profesionalmente debido a mi participación en el voleibol. Obtuve una educación universitaria gratuita, viajé por todo el mundo y tengo un empleo remunerado que me permite vivir en la isla más remota del mundo. Sin mencionar a todos los increíbles amigos y atletas inspiradores que he conocido en el camino.

  • ¿Puedes enumerar las edades, el tipo de escuelas y ligas que tienes en tu currículum?

o Oficialmente, he entrenado a niños de primaria desde 5 años hasta atletas universitarios por más de 15 años. Extraoficialmente, también entreno y trabajo con adultos; algunos novatos y otros ex profesionales y atletas universitarios a los que les gusta entrenar. A través de este entrenamiento, tuve la suerte de tener oportunidades de jugar en los niveles profesional y semiprofesional, nacional e internacional.

o Hawaii Pacific University, Entrenador asistente de voleibol femenino – 2 años

o Hawaii Pacific University, Entrenador Asistente Graduado de Voleibol Femenino – 3 años

o Hawaii Pacific University, Entrenador asistente voluntario de voleibol femenino – 1 año

o Outrigger Canoe Club, Girl’s Beach Volleyball Club, Entrenador asistente – 4 años

o Extreme Fitness Club, Fundamentals Volleyball Clinics, Assistant Coach – 3 años

o Southside Highschool, Voleibol Femenino, Entrenador Principal de Voleibol Freshman – 2 años

o Three Rivers Volleyball Club, 14s Head Coach – 2 años

  • ¿Qué tan diferente es entrenar a diferentes edades y de qué manera?

o Wow, es bastante diferente entrenar a diferentes edades. Incluso entre un par de años, del 11 al 13, puede haber un cambio considerable de personalidad, por lo tanto, un enfoque de entrenamiento. Gran parte de esto tiene que ver con el nivel de madurez y la capacidad de prestar atención. Además de la edad, las personalidades individuales hacen una gran diferencia en el enfoque de coaching. A algunos niños les gusta que los empujen y otros necesitan un empujoncito más gentil. Con los niños pequeños en edad escolar primaria, la diversión y el desafío de entrenarlos es encontrar formas de hacerlo divertido y mantenerlos comprometidos. Los ejercicios son mucho más simples y se centran en las habilidades motoras básicas frente a las técnicas o estrategias complejas. Por supuesto, usamos la pelota y el equipo de maneras divertidas para desarrollar esto. Los niños de secundaria son muy entusiastas. Algunos juegan solo para divertirse y otros realmente quieren aprender y desarrollar habilidades. El desafío es encontrar formas de hacer ambas cosas y mantener a ambos grupos comprometidos. El desarrollo específico de ciertas habilidades y técnicas puede ser bastante aburrido con ejercicios repetitivos de memoria muscular. Por lo tanto, debemos mezclar esto con ejercicios divertidos. Entonces tienes atletas de secundaria y universitarios. En la escuela secundaria todavía hay algunos niños que practican el deporte con una habilidad atlética natural. En la universidad, los atletas son examinados y solo aquellos dispuestos a hacer el trabajo duro forman el equipo. Mi enfoque de coaching personal es un poco relajado. No grito ni empujo muy fuerte. En cambio, disfruto enfocándome en la técnica y la estrategia. Dejo que las chicas sepan qué se espera y qué pueden hacer para lograr sus objetivos.

  • ¿Hay algún recuerdo específico sobre el coaching que quieras compartir?

o Muchos de los recuerdos con el entrenamiento ocurren fuera de la cancha. Recuerdo los viajes por carretera, todas las cenas en equipo y las comidas previas al juego. El tiempo pasado fuera de la cancha es lo que realmente une al equipo como familia. Específicamente, recuerdo nuestra tradición en HPU donde todos nos sentamos en círculo y compartimos algo bueno que apreciamos de otro compañero de equipo. Puede ser bastante personal y emocional. En la cancha, me encantan los momentos en los que los niños tienen juegos. Donde todo su trabajo duro de la práctica se traduce en un juego increíble. Uno de nuestros liberos, (especialista en defensa) tuvo un momento así al comienzo de su último año en el que tuvo un número récord de excavaciones y tomó la posición de partida durante el resto de la temporada.